20 maggio 2011

Elogio dell'ozio


Il mio vizio preferito come molti avranno intuito è l’accidia cioè la pigrizia, l’indolenza. Per come la intendo io si tratta di uno stile di vita più rilassato e contemplativo rispetto al comune agitarsi di questi frenetici tempi.
Perché devo correre quando posso arrivare anche camminando? Perché devo affannarmi e caricarmi di impegni che non potrò mantenere?
Non credo al modello di efficienza che viene proposto dalla nostra società consumista: corri – produci – corri – spendi – corri – corri – corri – corri – muori. C’è gente che nemmeno in vacanza riesce a rilassarsi e sente la necessità di andare in un villaggio vacanze con attività e divertimenti organizzati. No grazie, tutto ciò non fa per me. Non mi vergogno di dire che mi piace fare la pennichella, stare a guardare il mare, fare una passeggiata o prendermi cura delle piante sul balcone; invece di andare in palestra a sudare preferisco fare yoga, alla carriera antepongo la vita privata.

Ma c’è anche una forma di accidia “sociale” che invece non mi piace per niente. Si tratta di quell’atteggiamento lassista molto diffuso nel nostro Paese per cui tutto va bene finchè riguarda gli altri e non ci tocca direttamente; quel senso di rassegnazione per cui non vale la pena lottare perché tanto niente cambia tanto “sono tutti uguali”. Forse è proprio l’affannarsi troppo senza fermarsi a riflettere che porta a questa forma mentale. E intanto si sprofonda…

Adesso potrei aprire una nuova rubrica dedicata ai vizi capitali e parlare della gola, della lussuria e dell’avarizia ma non ne ho più voglia, magari lo farò un’altra volta...





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