Da ragazzi spesso si beve solo per
il gusto di esagerare, forse per mettersi alla prova o per vedere dove è il
limite e se lo si può superare; io non sono stata certo da meno e in certi
periodi non si contavano le serate in cui tornavo a casa “storta” accompagnata
da amici altrettanto piegati (non c'era consapevolezza e nemmeno lo spauracchio
della prova del palloncino) e al mattino la stanza girava ancora come la notte
prima.
Adesso che sono anagraficamente
adulta non sono certo diventata astemia ma sicuramente qualcosa è cambiato: ho
forse imparato a reggere l'alcool oppure so riconoscere il mio limite e
fermarmi prima di oltrepassarlo; probabilmente la casa dove vivo è più stabile
e al mattino le pareti della camera non girano più.
Come suggerisce il titolo – che è
l'incipit di una canzone degli Smiths - c'è chi dalle proprie sbronze ha saputo
trarre ispirazione per farne scaturire qualcosa di artistico, sia in campo
musicale sia in campo letterario (Baudelaire, Rimbaud, Bukowski, Welsh tanto
per nominare i primi che mi vengono in mente). Poi ci sono io che non so
suonare e forse non so nemmeno scrivere, che colleziono solo patetiche figure.
Le sbronze più clamorose risalgono
tutte al passato ma anche in tempi relativamente recenti qualcosa di divertente
c'è stato e vi racconto alcuni episodi in ordine sparso, quelli che ricordo,
così come li ricordo omettendo i momenti di alcolismo molesto vissuti con
Il Minotauro perchè le vicende che lo riguardano richiedono sempre capitoli a
parte