27 novembre 2014

Toponomastica Torinese: un doveroso aggiornamento.


Tempo addietro vi avevo parlato delle stranezze della toponomastica torinese  menzionando tra l’altro il Rondò della Forca.
In questi giorni ho comprato una raccolta Disney con le ristampe di alcune storie pubblicate sui numeri di Topolino nel 1960 e sono rimasta molto colpita da una vignetta in cui Paperon De Paperoni, in procinto di far valere i propri diritti su alcuni terreni, nomina il Rondò della Forca indicandolo come piazza centrale di Chicago, Illinois. L’autore del testo di questo fumetto è Guido Martina, la cui biografia ci dice essere nato a Carmagnola, cittadina alle porte di Torino, per cui credo che il luogo cui si fa riferimento sia proprio quello che intendo io.



 
[Il Rondò della Forca si trova all'incrocio tra corso Regina Margherita, corso principe Eugenio e corso Valdocco. È un luogo tristemente noto, lo si intuisce dal nome, perché un tempo, fino al 1863 (probabilmente ad iniziare dal 1835), qui venivano eseguite le condanne a morte per pubblica impiccagione.
In quel periodo, l'attuale Rondò della Forca era un vasto slargo, che poteva quindi ospitare molti spettatori, circondato da grandi pini che rendevano l'ambiente sufficientemente buio e tetro. Tutt'intorno prati, fossi, pozze e poche case. Il luogo fu scelto perché relativamente vicino alle carceri che a quei tempi erano nella attuale via Corte d'Appello.
In realtà, il comune di Torino non ha mai assegnato questo nome al luogo. Il nome è stato tramandato per diritto di fama, ma il rondò di corso Regina Margherita rimane senza un nome ufficiale.]

 
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21 novembre 2014

Crisi di identità


C'è stato un momento nella mia vita in cui ho creduto di essere un uomo. Ma è meglio se vi spiego.

Nel corso di uno spettacolo, la simpatica Geppi Cucciari salutò con gioia e sollievo la fine della trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto, additandola come tortura settimanale cui le donne sono state sottoposte per anni dagli uomini di famiglia.
Mentre lei proseguiva l'invettiva contro gli sport alla TV – il calcio in particolare – continuando a reputarli nemici giurati del pubblico femminile, pensavo che invece io seguo volentieri i programmi sportivi, e un po' mi dispiaceva che Tutto il calcio finisse a causa del fatto che non si giocano più le partite in contemporanea alla domenica pomeriggio, come quando da ragazzina ascoltavo la radio con mio padre.
Le mie divagazioni infantili venivano interrotte da musichette che riportavano la mia attenzione allo spettacolo. Stavano andando in onda le sigle di 90° minuto e Tutto il calcio e l'attrice sosteneva che il solo udire questi suoni avrebbe evocato sentimenti di terrore, ansia e disperazione in tutte le donne presenti; a me veniva da ridere perchè mi sembravano reazioni esagerate per delle trasmissioni che in fondo mi piacevano.
Poi la cosa si fece drammatica. Per dimostrare lo sgomento che una donna può provare nel sentire una musica che le richiama alla mente qualcosa di estremamente spiacevole da cui fuggire, fece ascoltare un brano che avrebbe dovuto sortire lo stesso effetto nei maschi: la marcia nunziale!
Fu in quel momento che sospettai di essere un uomo!

Ma tanto per peggiorare la situazione, ultimamente ho fatto una scoperta che mi ha disorientata ancora di più.
Avete presente quei siti internet dove per registrarsi o pubblicare un commento appare una stringa di verifica? I famigerati codici captcha accompagnati dalla non meno irritante didascalia “dimostra di non essere un computer”. Forse sono diventata astigmatica, comunque faccio una fatica terribile a leggere correttamente quelle letterine distorte che danzano esili tra asimmetrici ghirigori. Non li sopporto i codici captcha, non li capisco, non riesco a distinguere i caratteri e mi fanno incazzare; se posso li evito volentieri, ma a volte è necessario affrontarli per iscriversi a qualcosa di importante e quindi bisogna armarsi di pazienza (che non sempre basta). Una volta, su un sito particolarmente ostile ho dovuto rigenerare il codice ben cinque (dicesi 5 !) volte prima di riuscire a decifrarlo e potete ben immaginare tutta la mia frustrazione.
... così ho scoperto di essere un computer. Anzi, mi sa che sono Marvin, l'Androide Paranoico di Douglas Adams, visto che mi lamento sempre.
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10 novembre 2014

Il Ragno Ottavio


Vi parrà strano che il protagonista di questa storia sia un ragno vista la mia scarsa simpatia (per usare un eufemismo) nei confronti di quegli insetti, ma sono riuscita a trarne l’ispirazione per un racconto stile horror…

Il racconto
Pietro e Lele erano stati compagni di classe alle superiori in quel vecchio istituto dove gli insegnanti, meschini ed antiquati, erano costantemente bersagliati da scherzi e risate di scherno da parte dei ragazzi. Il vice preside era l’unico professore degno di rispetto, lui sapeva capire e stimolare gli studenti e parlava loro senza essere pedante o ridicolo perché era animato da sincero entusiasmo; Pietro lo adorava e lo considerava il faro illuminante della sua carriera scolastica, colui che lo aveva sempre sostenuto e guidato instillandogli la passione per il lavoro che ancora oggi svolgeva.

4 novembre 2014

Enjoy the silence


Quanto è importante eppure così spesso trascurato il valore del silenzio.
Il silenzio ambientale e soprattutto quello della mente è ristoratore, serve a guardarsi dentro ed entrare in contatto con se stessi, senza di esso non si riuscirebbe nemmeno a produrre nuovi pensieri.
Ci sono persone che evitano il silenzio come se avessero paura di trovarsi soli con il proprio io, temendo di essere inghiottiti dal vuoto interiore che riempiono con inutili parole… sinceramente mi sono rotta le palle di quelli che parlano solo per sentire il suono della propria voce, incapaci di ascoltare ciò che dicono gli altri.


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