27 marzo 2015

Supercazzole Informatiche


Oggi mi sento molto stile Piero Angela e vi propino un bel documentario dedicato ad una specie comparsa sul pianeta da pochi decenni, ma che di sicuro ben conoscete. Seguirà dibattito, come nei cineforum degli anni ’70 di Fantozziana memoria.



L’HOMO INFORMATICUS
Inizialmente assai raro, se ne potevano incontrare alcuni esemplari solo in piccoli habitat con particolari caratteristiche favorevoli alla sopravvivenza, come ad esempio sale giochi e laboratori di elettronica. Grazie ad un rapido processo evolutivo di adattamento (la cosiddetta funzione virus) la specie si è diffusa e moltiplicata in maniera esponenziale e attualmente se ne possono incontrare individui praticamente ovunque, anche se prediligono sempre habitat confortevoli e protettivi come il Politecnico o i centri di programmazione di grandi aziende o enti.



Gli studiosi non hanno ancora svelato l’enigma della riproduzione, al momento l’ipotesi più accreditata è la clonazione detta anche funzione copia-incolla.


A seconda del linguaggio (di programmazione) con cui si esprime e del conseguente del livello di socialità l’Homo Informaticus può essere classificato in differenti sottospecie:



- Il Nerd rappresenta la specie allo stato più puro, è il soggetto che meno si è differenziato dall’esemplare delle origini; non è in grado di sopravvivere al di fuori del proprio habitat e addirittura nemmeno in esso se viene disconnesso dall’appendice elettronica da cui mai si separa. Si interfaccia esclusivamente con i propri simili esprimendosi in un gergo comprensibile solo ai membri della ristretta sottospecie, gli unici argomenti peraltro sono l’informatica e come massima divagazione i giochi di ruolo e i film di fantascienza. Questi esemplari non si relazionano con l’umanità e non hanno interazioni fisiche nemmeno tra di loro: soprattutto questo comportamento avvalora la tesi della riproduzione attraverso clonazione.

 

- Agli antipodi del Nerd si trova una tipologia che non ha un nome scientifico in quanto non è ancora stato chiarito se sia il frutto della mescolanza tra la specie originaria dell’Homo Informaticus e l’umanità, oppure se si tratti di un adattamento di quest’ultima a scopo di sopravvivenza. Questi esemplari, che potremmo definire Homo Informaticus-Sapiens o Adattati, sono molto versatili e a seconda delle situazioni e degli interlocutori, sono in grado di esprimersi in linguaggio Nerd ma anche di comunicare in modo comprensibile agli umani, riuscendo addirittura a fare da intermediari tra le due specie. Non hanno un habitat specifico, li si può trovare ovunque e non hanno difficoltà a trattare argomenti anche non informatici con individui diversi da loro.



- A metà strada tra questi due processi evolutivi si colloca la sottospecie meno riuscita: Homo Informaticus Cazzolarus (abbreviato in HIC) che non ha la purezza nè la conoscenza del Nerd ma nemmeno la versatilità dell’Adattato. Disponendo di requisiti di sistema molto basici può sopravvivere solo in un habitat costituito dagli ambienti lavorativi a basso contenuto tecnologico, ma una volta introdotto tende a stravolgere l’intero ecosistema e diventa praticamente impossibile estrometterlo. Soffre di senso di incompiutezza e complesso di inferiorità che cerca di dissimulare mettendo in atto comportamenti di rivalsa nei confronti degli umani con cui è costretto a interfacciarsi, in particolare tenta di rendere la propria presenza indispensabile informatizzando anche le prassi più ordinarie.

La peculiarità di questa sottospecie è il linguaggio adottato: l’Informatichese volgarmente detto Supercazzola Informatica [ricordate la supercazzola di Amici Miei? ] che altro non è che la variante imbarbarita del preciso idioma tecnico dei Nerd, da cui peraltro non sono in grado di farsi comprendere. L’HIC abusa di termini tecnologici, spesso fasulli, anche per le espressioni più comuni, al solo scopo di darsi un tono di superiorità nei confronti degli utenti e fare sfoggio di (presunta) conoscenza: in realtà, ciò serve a camuffare una reale incompetenza.

Non ha interazioni con nessuna specie vivente e sebbene si sia propagato rapidamente non si riproduce direttamente, probabilmente è il risultato di un errore di sistema nel processo di clonazione.



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considerazioni

Immagino che in ambito lavorativo anche voi abbiate avuto a che fare con qualche esemplare di HIC e converrete con me che il suo modo di esprimersi sia alquanto snervante.

Alcuni termini sono ormai entrati a far parte del linguaggio comune e nessuno si sognerebbe di dire elaboratore elettronico o dispositivo di puntamento, è però eccessivo abusare dell’inglese quando le parole italiane potrebbero adeguatamente esprimere concetti o definire apparecchiature e dispositivi. Gli individui di cui sopra invece, hanno quell’atteggiamento per cui le cose chiamate in pseudo inglese siano più importanti (o comunque servono a buttare fumo negli occhi degli interlocutori) e quindi non invitano a partecipare ad una riunione, bensì ad un briefing, se non capite c’è stato un misunderstanding, alla vostra query rispondono con una remedy e invece di darvi un aggiornamento vi fanno la release di un upgrade.

Fastidioso, nevvero? Ma ancora peggiore nonchè più diffusa è l’abitudine di italianizzare termini informatici inglesi, tanto per fare qualche esempio randomico parole come fleggare, shiftare, loggare, uplodare, switchare e l’elenco potrebbe continuare.



Per quanto mi riguarda il fondo è stato toccato in questa circostanza:
stavo illustrando all’Informaticus Cazzolarus un problema al mio computer e costui mi chiede: “Da quanto tempo non bustrappi?”

Rimango interdetta cercando di dare una risposta intelligente ad una domanda che non capisco e dopo qualche esitazione e uno scambio di sguardi perplessi con la mia collega ancora più disorientata, rispondo con un vago e sottovoce: “mah.. qualche mese…”

Lui inorridito: “Come? Sono mesi che non riavvii il computer?!?”

Risposta in coro da parte mia e della collega: “Ah voleva dire quello? Ma parla come mangi … (segue sfilza di irriferibili epiteti)”



Comunque sono io che non capisco e mi lamento sempre, invece dovrei essere grata di avere persino una posta elettronica aziendale con i testi quotati... magari in Borsa.
Guardate qua.


Quotato: da Quote inglese; in italiano citazione




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Leggi anche:
25 modi per farlo urlare
il Professo Ottolenghi
Crisi di identità
(link-fai-da-te by Mira Queen)

3 commenti:

  1. Il vero problema è fare capire ad un Nerd che ciò che dice non è affatto chiaro come lui crede...
    Per battere un HIC suggerisco il classico "se non puoi batterli, unisciti a loro"; in poche parole, inizia a inventare termini astrusi e prima o poi crolla :D

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    1. In effetti, spesso penso di rispondere in quel romagnolo italianizzato che tanto potrebbe disorientare qua a Torino.

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  2. Anonimo3/4/15

    Questo è un post di riferimento. Anche qui ne siamo pieni.

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