31 luglio 2014

Quando eravamo tamarri


Le anime dei Depeche Mode sono Martin Gore e David Gahan e mi spiace per gli altri musicisti che ne hanno fatto parte, ma è così. Personaggi diversi e complementari, introverso ed esistenzialista l'uno quanto esuberante animale da palco l'altro, le loro voci ben si alternano e mescolano nelle canzoni, entrambi sono amati dal pubblico e forse il segreto del successo del gruppo sta proprio in questo dualismo.
In passato sono stata una grande fan dei Depeche Mode (qui un simpatico aneddoto ) e il concerto al Palasport di Torino fu uno dei più divertenti e coinvolgenti che mi capitò di vedere, ma gli ultimi album mi hanno lasciata davvero un po' perplessa. Sebbene in ognuno di essi vi siano pezzi notevoli, a partire da Exciter mi sembra siano diventati via via più pretenziosi, forse troppo elaborati e privi di quella spontaneità che mi aveva appassionato. Il disco che più mi ha delusa è Sounds of the Universe dove, a parte la stupenda Wrong, non c'è nulla che mi piaccia sul serio e il secondo cd dell'edizione deluxe che mi ha fatto ascoltare un amico, è davvero terribile; fortunatamente con Delta Machine le sonorità sono tornate un po' più vicine ai Depeche Mode che mi piacevano (c’è persino un blues!).
Il senso del titolo di questo post - che ho preso a prestito da una rubrica di Tury Megazeppa, tamarrissimo dj torinese – è che da buona Regina di Mirafiori preferivo i Depeche Mode quando erano un po' più tamarri e la loro musica faceva ballare seppur mantenendo un certo spessore nei testi: per me un binomio perfetto.
Il video di It's no good è un ottimo esempio dell'epoca tamarra e mi ha dato lo spunto per scrivere queste righe: osservate David Gahan con un abbigliamento a metà strada tra un arricchito russo di ultima generazione e una caricatura di Elvis, che ammicca e fa il ‘gadano’
[ndr: Il gadano in piemontese è lo sfaccendato che bighellona in giro senza aver voglia di far niente e che importuna le ragazze, un tipo sbruffoncello e un po' montato. Onde l'espressione piemontese "ma fà nen al gadàn", cioè "non tirartela più di tanto..." ]







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8 luglio 2014

Rubrica: Ho fatto la pipì 9^ puntata


Nonostante anni di accanita frequentazione non ho mai recensito il bagno della Trattoria San Domenico e sapete il motivo? Perché sono sempre distratta dall’acquolina prodotta dalle specialità ittico marinare proposte e non mi concentro a sufficienza sul bagno, per cui se vi interessa andate voi a fare la recensione; io vi parlo di altri locali che ho visitato.


Circolo Santa Giulia nella omonima piazza: localino alternativo - antiquato dal cui bagno ti aspetteresti il peggio, invece è abbastanza decoroso e sorprendentemente trovi acqua calda, asciugamani di carta e specchio a figura intera.



The Closer a San Salvario: moderno ed essenziale, l’ambiente scuro non ha come scopo camuffare lo sporco. Un’occasione sprecata la bella nicchia nel muro usata per appoggiare un deodorante.



Pub Shamrock Inn in corso Vittorio (toponomastica confidenziale): se lo liquido con un lapidario “fa schifo” vi basta o preferite andare a verificare di persona? Oltre al fatto che cade tutto a pezzi, se era in quelle condizioni di sporcizia ad inizio serata non oso immaginare a notte fonda…



Pizzeria Da Gigi in via Salbertrand: il bagno è nel cortile e quindi pensi di trovare il solito micro cesso alla turca e… bè, sì la turca c’è, ma la cosa simpatica è che il tutto si trova in una veranda abbastanza spaziosa (immagino figlia degli abusivismi degli anni ’70) che funge da antibagno con tanto di lavandino, specchio, belle piastrelle blu e pulizia che non guasta.



Pizzeria Coven in corso unione Sovietica: spazioso e pulito, pareti tinteggiate a colori vivaci arricchite con mosaici. Bello e allegro!



Derry Pub a San Mauro Torinese: i tristi presagi evocati dalla porticina di accesso sono nulla in confronto alla realtà. Uno sgabuzzino con cesso alla turca e soffitto così basso che quasi si tocca con la testa. Claustrofobico!



Pub Oscar Wilde in piazza Moncenisio: considerato il locale mi aspettavo una schifezza totale, invece tutto sommato, ho visto anche di peggio.



Oscar Wilde mi rammenta che devo dare un aggiornamento relativo alla Birreria Dorian Gray: sulla porta del già recensito bagno è apparsa da qualche tempo questa insegna. Vogliono forse significarmi che io, in quanto Regina, dovrei farla altrove?















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