Oggi mi sento molto stile Piero
Angela e vi propino un bel documentario dedicato ad una specie comparsa sul
pianeta da pochi decenni, ma che di sicuro ben conoscete. Seguirà dibattito,
come nei cineforum degli anni ’70 di Fantozziana memoria.
L’HOMO INFORMATICUS
Inizialmente assai raro, se ne
potevano incontrare alcuni esemplari solo in piccoli habitat con particolari
caratteristiche favorevoli alla sopravvivenza, come ad esempio sale giochi e
laboratori di elettronica. Grazie ad un rapido processo evolutivo di
adattamento (la cosiddetta funzione virus) la specie si è diffusa e
moltiplicata in maniera esponenziale e attualmente se ne possono incontrare
individui praticamente ovunque, anche se prediligono sempre habitat
confortevoli e protettivi come il Politecnico o i centri di programmazione di
grandi aziende o enti.
Gli studiosi non hanno ancora
svelato l’enigma della riproduzione, al momento l’ipotesi più accreditata è la
clonazione detta anche funzione copia-incolla.
A seconda del linguaggio (di
programmazione) con cui si esprime e del conseguente del livello di socialità
l’Homo Informaticus può essere classificato in differenti sottospecie:
- Il Nerd rappresenta la
specie allo stato più puro, è il soggetto che meno si è differenziato
dall’esemplare delle origini; non è in grado di sopravvivere al di fuori del
proprio habitat e addirittura nemmeno in esso se viene disconnesso
dall’appendice elettronica da cui mai si separa. Si interfaccia esclusivamente
con i propri simili esprimendosi in un gergo comprensibile solo ai membri della
ristretta sottospecie, gli unici argomenti peraltro sono l’informatica e come
massima divagazione i giochi di ruolo e i film di fantascienza. Questi
esemplari non si relazionano con l’umanità e non hanno interazioni fisiche
nemmeno tra di loro: soprattutto questo comportamento avvalora la tesi della
riproduzione attraverso clonazione.
- Agli antipodi del Nerd si trova
una tipologia che non ha un nome scientifico in quanto non è ancora stato
chiarito se sia il frutto della mescolanza tra la specie originaria dell’Homo Informaticus e
l’umanità, oppure se si tratti di un adattamento di quest’ultima a scopo di
sopravvivenza. Questi esemplari, che potremmo definire Homo Informaticus-Sapiens o Adattati, sono molto versatili e a seconda delle
situazioni e degli interlocutori, sono in grado di esprimersi in linguaggio Nerd
ma anche di comunicare in modo comprensibile agli umani, riuscendo addirittura
a fare da intermediari tra le due specie. Non hanno un habitat specifico, li si
può trovare ovunque e non hanno difficoltà a trattare argomenti anche non
informatici con individui diversi da loro.
- A metà strada tra questi due
processi evolutivi si colloca la sottospecie meno riuscita: Homo Informaticus Cazzolarus
(abbreviato in HIC) che non ha la purezza nè la conoscenza del Nerd ma
nemmeno la versatilità dell’Adattato. Disponendo di requisiti di sistema molto
basici può sopravvivere solo in un habitat costituito dagli ambienti lavorativi
a basso contenuto tecnologico, ma una volta introdotto tende a stravolgere
l’intero ecosistema e diventa praticamente impossibile estrometterlo. Soffre di
senso di incompiutezza e complesso di inferiorità che cerca di dissimulare
mettendo in atto comportamenti di rivalsa nei confronti degli umani con cui è
costretto a interfacciarsi, in particolare tenta di rendere la propria presenza
indispensabile informatizzando anche le prassi più ordinarie.
La peculiarità di questa
sottospecie è il linguaggio adottato: l’Informatichese volgarmente detto
Supercazzola Informatica [ricordate la supercazzola di Amici Miei? ] che altro non è che la variante imbarbarita del
preciso idioma tecnico dei Nerd, da cui peraltro non sono in grado di farsi
comprendere. L’HIC abusa di termini tecnologici, spesso fasulli, anche per le
espressioni più comuni, al solo scopo di darsi un tono di superiorità nei
confronti degli utenti e fare sfoggio di (presunta) conoscenza: in realtà, ciò
serve a camuffare una reale incompetenza.
Non ha interazioni con nessuna specie vivente e sebbene
si sia propagato rapidamente non si riproduce direttamente, probabilmente è il
risultato di un errore di sistema nel processo di clonazione.
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considerazioni
Immagino che in ambito lavorativo
anche voi abbiate avuto a che fare con qualche esemplare di HIC e converrete
con me che il suo modo di esprimersi sia alquanto snervante.
Alcuni termini sono ormai
entrati a far parte del linguaggio comune e nessuno si sognerebbe di dire
elaboratore elettronico o dispositivo di puntamento, è però eccessivo abusare
dell’inglese quando le parole italiane potrebbero adeguatamente esprimere
concetti o definire apparecchiature e dispositivi. Gli individui di cui sopra
invece, hanno quell’atteggiamento per cui le cose chiamate in pseudo inglese
siano più importanti (o comunque servono a buttare fumo negli occhi degli
interlocutori) e quindi non invitano a partecipare ad una riunione, bensì ad un
briefing, se non capite c’è stato un misunderstanding, alla vostra query
rispondono con una remedy e invece di darvi un aggiornamento vi fanno la
release di un upgrade.
Fastidioso, nevvero? Ma ancora
peggiore nonchè più diffusa è l’abitudine di italianizzare termini informatici
inglesi, tanto per fare qualche esempio randomico parole come fleggare,
shiftare, loggare, uplodare, switchare e l’elenco potrebbe continuare.
Per quanto mi riguarda il fondo è
stato toccato in questa circostanza:
stavo illustrando all’Informaticus Cazzolarus un problema al mio computer e costui mi chiede: “Da quanto tempo non bustrappi?”
stavo illustrando all’Informaticus Cazzolarus un problema al mio computer e costui mi chiede: “Da quanto tempo non bustrappi?”
Rimango interdetta cercando di
dare una risposta intelligente ad una domanda che non capisco e dopo qualche
esitazione e uno scambio di sguardi perplessi con la mia collega ancora più
disorientata, rispondo con un vago e sottovoce: “mah.. qualche mese…”
Lui inorridito: “Come? Sono mesi che non riavvii il computer?!?”
Risposta in coro da parte mia e della collega: “Ah
voleva dire quello? Ma parla come mangi … (segue sfilza di irriferibili
epiteti)”
Comunque sono io che non capisco
e mi lamento sempre, invece dovrei essere grata di avere persino una posta
elettronica aziendale con i testi quotati... magari in Borsa.
Guardate qua.
Quotato: da Quote inglese; in italiano citazione |
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Leggi anche:
25 modi per farlo urlare
il Professo Ottolenghi
Crisi di identità
(link-fai-da-te by Mira Queen)
Il vero problema è fare capire ad un Nerd che ciò che dice non è affatto chiaro come lui crede...
RispondiEliminaPer battere un HIC suggerisco il classico "se non puoi batterli, unisciti a loro"; in poche parole, inizia a inventare termini astrusi e prima o poi crolla :D
In effetti, spesso penso di rispondere in quel romagnolo italianizzato che tanto potrebbe disorientare qua a Torino.
EliminaQuesto è un post di riferimento. Anche qui ne siamo pieni.
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