22 gennaio 2012

Chi era costui?

Visto che nella mia presentazione faccio riferimento a  titoli conseguiti presso la prestigiosa Academie de Cambronne,  per quei pochi che non sanno chi sia la persona a cui tale Accademia è dedicata allego una breve biografia trattta da Wikipedia. Dopo averla letta sono certa che non sarà necessario spiegare l'oggetto degli studi.

  
Pierre Jacques Étienne visconte di Cambronne (Saint-Sébastien-sur-Loire, 26 dicembre 1770 – Nantes, 29 gennaio 1842) è stato un generale francese.
« Merde! La garde meurt mais ne se rend pas! »(frase celebre pronunciata  a Waterloo)
 
Biografia
Cominciò la sua carriera militare durante la rivoluzione francese, quando si arruolò volontario nei granatieri dell'esercito repubblicano, e la proseguì durante il Consolato e l'Impero.Ebbe più volte modo di distinguersi nei fatti d'arme e fu ferito varie volte. Napoleone, per il suo valore, lo promosse generale di brigata, lo fregiò della Legion d'onore e lo fece barone dell'Impero. Durante la campagna militare francese del 1814 fu ferito, ma riprese servizio al più presto, assumendo la difesa di Parigi; poi, sempre nel 1814, gli fu assegnato il comando militare dell'isola d'Elba.
Fu promosso Pari di Francia durante i Cento Giorni e si distinse durante la battaglia di Waterloo del 1815. Alla fine dello scontro, quando un generale inglese volle imporre la resa a lui e agli ultimi resistenti, sembra che abbia pronunciato in risposta il celebre insulto «Merde!».
  
La parola di Cambronne fu pronunciata?
La realtà storica del fatto d'armi di Waterloo che coinvolse Cambronne è stata anch'essa oggetto di discussione storiografica. Una testimonianza a favore è data da un reduce francese del conflitto, Antoine Deleau, che all'epoca dei fatti aveva 25 anni e militava nel 2º Reggimento Cacciatori Appiedati, comandato da Cambronne. Il soldato affermò di avere assistito all'evento poiché in quel frangente era a non più di due metri dal generale Cambronne.
I generali inglesi intimarono la resa al grido «Granatieri, arrendetevi!» e Cambronne, con i suoi disposti in quadrato, rispose «La guardia muore, ma non si arrende». Gli inglesi spararono e i francesi sotto il fuoco nemico prima ruppero le righe, ma poi ricostituirono il quadrato. Allora gli inglesi dissero «Granatieri, arrendetevi, sarete trattati come i soldati più valorosi del mondo!», ma Cambronne di nuovo rispose «La guardia muore, ma non si arrende» e i francesi a quadrato aprirono il fuoco. Allora furono tutti i soldati inglesi, non solo i generali, a implorare «Granatieri, arrendetevi, arrendetevi!».
A quel punto Cambronne, spazientito, gridò la celebre parola Merde!,.  Gli inglesi riaprirono il fuoco, massacrarono i francesi e colpirono al colbacco Deleau, che svenne.
 La testimonianza succitata va accolta comunque con molta attenzione poiché comparve nel 1862, dopo la prima edizione de I miserabili di Hugo. Il capitolo XV dell'opera è proprio dedicato a Cambronne:
« Dire queste parole, e poi morire. Cosa c'è di più grande? Poiché voler morire è morire e non fu colpa sua se quell'uomo, mitragliato, sopravvisse.
Colui che ha vinto la battaglia di Waterloo non è Napoleone sconfitto, non è Wellington, che alle quattro ripiega e alle cinque si dispera, non è Blücher che non ha proprio combattuto; colui che ha vinto la battaglia di Waterloo è Cambronne. Poiché fulminare con una tale parola il nemico che vi annienta, vuol dire vincere.
Dare questa risposta alla catastrofe, dire questo al destino, dare questa base al futuro leone, gettar questa ultima battuta in faccia alla pioggia della notte, al muro traditore d'Hougomont, alla strada incassata d'Ohain, al ritardo di Grouchy e all'arrivo di Blücher.
Portare l'ironia nel sepolcro, fare in modo di restar levato sulle punte dopo che si sarà caduti, annegare in due sillabe la coalizione europea, offrire ai re le già note latrine dei cesari, fare dell'ultima delle parole la prima, mescolandovi lo splendore della Francia, chiudere insolentemente Waterloo col martedì grasso, completare Leonida con Rabelais, riassumere questa vittoria in una parola impossibile da ripetere, perdere il campo e conquistare la leggenda, aver dalla sua, dopo quel macello, la maggioranza, è una cosa che raggiunge la grandezza di Eschilo.La parola di Cambronne fa l'effetto d'una frattura: la frattura di un petto per lo sdegno, l'irruzione dell'agonia che esplode! »

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