25 giugno 2012

Cuneesi al volante


I cuneesi al rum sono buonissimi ma è senza dubbio più interessante parlare dei cuneesi al volante.
Personalmente trovo che siano i piemontesi più simpatici e divertenti (ciò dipende anche dall’avere un carissimo amico, di cui parlerò tra poco, originario di quella provincia) e in Piemonte circolano sugli abitanti della “Granda” varie dicerie che probabilmente non hanno varcato i confini regionali, per esempio si dice che siano poco svegli (luogo comune) e che non sappiano guidare (verità inconfutabile!).
Una volta erano oggetto di derisione e li si poteva riconoscere anche senza guardare la targa, perché erano gli unici che tenevano i fari accesi anche in pieno giorno con il sole; adesso, con l’introduzione della norma del codice della strada che prevede che anche gli abitanti delle altre province italiane lo debbano fare, si sono presi una clamorosa rivincita. Io mi sono sempre chiesta se il Ministro Lunardi abbia origini cuneesi e se qualcuno lo sa per favore mi tolga questo dubbio.
Altre prerogative della loro guida incerta sono il pisolino al semaforo verde e la frenata quando non serve, per esempio percorrendo un rettilineo senza traffico e con alta visibilità loro – tac – ti piazzano lì un colpetto di freno tanto per gradire.
Questa mania della frenata a caso ce l’ha anche il mio amico Minotauro: lui è originario della zona di Alba ma vive a Torino e di mestiere ha sempre fatto il rappresentante/fattorino/corriere e quindi ha una certa esperienza di guida, eppure al volante è cuneese fino all’osso, si vede che certe attitudini fanno proprio parte del patrimonio genetico e non si possono cambiare. Andare in macchina con lui significa vagare per le strade senza meta, persi tra chiacchere, canzoni inventate e colpi di freno a caso, fermandosi a chiedere indicazioni a gente più smarrita di noi.
Una domenica pomeriggio percorrendo strade a caso per andare verso una meta precisa, giungemmo all’unico semaforo di un paesino mentre stava scattando il rosso; M si fermò proprio in mezzo all’incrocio, poi, scorta un’auto della polizia appostata, fece retromarcia per posizionarsi prima della linea bianca. A questo punto il poliziotto non potè fare a meno di avvicinarsi per chiedere spiegazioni (già ridendo sotto i baffi) e M diede il meglio di sé iniziando ad arrampicarsi sugli specchi:
“Sa mi scusi, sono di Cuneo neh, non sono pratico della zona, stavamo andando a fare una gita però chiacchieravo e quando ho visto il semaforo non sapevo se dovevo andare dritto o girare e ho pensato: adesso dove vado? E poi è diventato rosso e mi sono fermato, ma ero già in mezzo alla strada e ho visto la macchina della polizia e allora ho pensato che adesso mi faceva la multa…”
Il poliziotto, non solo non gli fece la multa ma gli fornì le indicazioni stradali, infine gli intimò di togliersi di mezzo e andarsene prima di scoppiargli a ridere in faccia. Potenza della parlantina…
A proposito di parlantina e gite fuori porta questo è un altro episodio divertente che vede M protagonista. La storia inizia sempre allo stesso modo, cioè vagando in auto per la provincia torinese e ovviamente, chi deve guidare se non uno di Cuneo?!? Eravamo alla ricerca di una località in aperta campagna dove era avvenuto un fatto di cronaca che incuriosiva M, ma non sapevamo dove fosse di preciso. Ad un certo punto, ormai arresi all’idea di esserci smarriti tra campi di mais e cascine isolate, incontriamo dei ragazzi in motorino e M pensa di chiedere loro indicazioni, cercando però di non far capire che facciamo parte della processione di curiosi che tutti i giorni si reca sul luogo “incriminato”.
“Scusate ragazzi, mi sono perso, sto cercando la cascina di un mio amico ma ci sono andato una volta sola e non mi ricordo la strada, sono di Cuneo non sono pratico della zona, è vicino a quel posto dove è successa quella cosa, mi ha detto che se chiedevo di quel fatto tutti sapevano dove si trova, però non è che voglio proprio andare lì neh…”
I malcapitati ragazzi di campagna prima di essere travolti dal fiume in piena di parole forniscono le indicazioni necessarie e fanno per andarsene, quando il nostro eroe - avendo nel frattempo realizzato che il posto in cui ci troviamo è l’ideale per appartarsi con “Maria Giovanna” - li apostrofa così: “Ragazzi, avete una cartina?” e loro: “No, ma per andare lì non ne hai bisogno”. E poi sono quelli di Cuneo i tonti?!?

Mi rendo conto di avere divagato un po’ troppo e quindi chiudo parlando della guida dei romagnoli che per non sbagliare seguono, anzi percorrono, la linea bianca di mezzeria; loro dicono che lo fanno per non investire i ciclisti ma io non ci credo tanto. Purtroppo non è uno scherzo: qualche anno fa vicino a casa dei miei nonni, lungo la strada della Val Marecchia, una statale larga e dritta, è avvenuto uno scontro frontale tra due motociclisti che evidentemente seguivano entrambi la linea bianca. Da non credere, soprattutto se si pensa che il motomondiale parla romagnolo… meno male che non c’è la striscia bianca in mezzo alla pista!


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12 giugno 2012

Libri non letti


Sfogliando una rivista nella sala d’aspetto del dentista ho trovato un test sulla personalità; una delle domande era “Avete mai parlato di un libro che non avete letto?”.
La mia mente ha abbandonato il test e ha iniziato a vagare per i ricordi scolastici. Se ho mai parlato di un libro non letto? Ne ho addirittura fatto delle relazioni scritte!!
Alle superiori avevo una prof di francese che come compito a casa ci faceva preparare delle relazioni su libri letti in lingua originale; a me questo piaceva anche, però spesso la pigrizia prevaleva. Una volta mi limitai a leggere il libro in italiano per fare più in fretta, un’altra volta trovandomi particolarmente incasinata non riuscii nemmeno a fare quello e allora decisi di chiedere a una mia amica (con la quale ci scambiavamo favori scolastici sebbene frequentassimo istituti diversi) di darmi una mano, e le passai il libro da leggere in francese con l’incarico di farmene un riassunto - anche a voce – e poi al resto avrei pensato io. Il giorno prima della consegna del compito la mia amica mi presentò i risultati del suo lavoro: la traduzione dell’intero libro manoscritta con le famose zampe di gallina per cui andava nota, non un riassuntino come le avevo chiesto io. Il tempo stringeva, lessi un paio di capitoli e la quarta di copertina e improvvisai la mia relazione, non eccelsa, ma che valse comunque una sufficienza. Il libro in questione era “Lo Straniero” di Camus e dopo aver scoperto che aveva ispirato la canzone dei Cure “Killing an arab” l’ho poi letto ben due volte (in italiano però).

 Questo episodio si risolse abbastanza bene, però mi viene in mente che nello stesso periodo facemmo uno scherzetto che rischiò di tramutarsi in tragedia (scolastica ovviamente). 

Prima di raccontare l’episodio devo però premettere che la vittima dello scherzo - che chiamerò MrS - era il primo della classe ma non fastidiosamente secchione, era bravo e basta, e quando c’era da cazzeggiare non si tirava mai indietro. A dirla tutta, oltre ad essere il mio vicino di banco a quei tempi era anche il mio migliore amico (pensate se mi fosse stato antipatico cosa gli avrei combinato).
Passiamo ai fatti. La prof di italiano aveva assegnato come compito la lettura del romanzo “Metello” di Vasco Pratolini ma, chissà perché,  MrS aveva deciso di leggere un altro libro dello stesso autore. La mattina dell’interrogazione MrS è colto dal panico perché si rende conto di non essersi preparato sulla cosa giusta e chiede a me e un’altra compagna di raccontargli di cosa parla “Metello”. Io e l’altra bastarda abbiamo immediatamente colto l’occasione e inventato una storia molto fantasiosa di mondo contadino e animali sacrificali in cui Metello era il VITELLO protagonista della storia.
Al momento dell’interrogazione il nostro MrS inizia a parlare di vita, morte e miracoli dello scrittore, facendo agganci al libro che aveva veramente letto e pericolosi riferimenti al mondo contadino tali da farci venire un senso di rimorso, per cui io e l’altra compagna abbiamo iniziato a dare gomitate e fargli gestacci per farlo desistere ma lui sembrava non capire… per fortuna non fece nessuna chiara allusione al vitello. Insomma, non per niente era il primo della classe e parlò a lungo senza dire nulla di compromettente.
Vi risparmio la descrizione delle scene di ira di MrS e degli improperi che ci rivolse quando gli raccontammo di averlo reso vittima di un innocente scherzetto che ci aveva tanto divertite.




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(link-fai-da-te by Mira Queen)