I cuneesi al rum sono buonissimi ma è senza dubbio più interessante parlare dei cuneesi al volante.
Personalmente
trovo che siano i piemontesi più simpatici e divertenti (ciò dipende
anche dall’avere un carissimo amico, di cui parlerò tra poco, originario di quella provincia)
e in Piemonte circolano sugli abitanti della “Granda” varie dicerie che
probabilmente non hanno varcato i confini regionali, per esempio si dice che
siano poco svegli (luogo comune) e che non sappiano guidare (verità
inconfutabile!).
Una
volta erano oggetto di derisione e li si poteva riconoscere anche senza
guardare la targa, perché erano gli unici che tenevano i fari accesi anche in
pieno giorno con il sole; adesso, con l’introduzione della norma del codice
della strada che prevede che anche gli abitanti delle altre province italiane
lo debbano fare, si sono presi una clamorosa rivincita. Io mi sono sempre
chiesta se il Ministro Lunardi abbia origini cuneesi e se qualcuno lo sa per
favore mi tolga questo dubbio.
Altre
prerogative della loro guida incerta sono il pisolino al semaforo verde e la
frenata quando non serve, per esempio percorrendo un rettilineo senza traffico
e con alta visibilità loro – tac – ti piazzano lì un colpetto di freno tanto
per gradire.
Questa
mania della frenata a caso ce l’ha anche il mio amico Minotauro: lui è originario della
zona di Alba ma vive a Torino e di mestiere ha sempre fatto il
rappresentante/fattorino/corriere e quindi ha una certa esperienza di guida,
eppure al volante è cuneese fino all’osso, si vede che certe attitudini fanno
proprio parte del patrimonio genetico e non si possono cambiare. Andare in
macchina con lui significa vagare per le strade senza meta, persi tra
chiacchere, canzoni inventate e colpi di freno a caso, fermandosi a chiedere
indicazioni a gente più smarrita di noi.
Una
domenica pomeriggio percorrendo strade a caso per andare verso una meta
precisa, giungemmo all’unico semaforo di un paesino mentre stava scattando il
rosso; M si fermò proprio in mezzo all’incrocio, poi, scorta un’auto della
polizia appostata, fece retromarcia per posizionarsi prima della linea bianca.
A questo punto il poliziotto non potè fare a meno di avvicinarsi per chiedere
spiegazioni (già ridendo sotto i baffi) e M diede il meglio di sé iniziando ad
arrampicarsi sugli specchi:
“Sa
mi scusi, sono di Cuneo neh, non sono pratico della zona, stavamo andando a
fare una gita però chiacchieravo e quando ho visto il semaforo non sapevo se
dovevo andare dritto o girare e ho pensato: adesso dove vado? E poi è diventato
rosso e mi sono fermato, ma ero già in mezzo alla strada e ho visto la macchina
della polizia e allora ho pensato che adesso mi faceva la multa…”
Il
poliziotto, non solo non gli fece la multa ma gli fornì le indicazioni stradali,
infine gli intimò di togliersi di mezzo e andarsene prima di scoppiargli a
ridere in faccia. Potenza della parlantina…
A
proposito di parlantina e gite fuori porta questo è un altro episodio
divertente che vede M protagonista. La storia inizia sempre allo stesso modo,
cioè vagando in auto per la provincia torinese e ovviamente, chi deve guidare
se non uno di Cuneo?!? Eravamo alla ricerca di una località in aperta campagna
dove era avvenuto un fatto di cronaca che incuriosiva M, ma non sapevamo dove
fosse di preciso. Ad un certo punto, ormai arresi all’idea di esserci smarriti
tra campi di mais e cascine isolate, incontriamo dei ragazzi in motorino e M
pensa di chiedere loro indicazioni, cercando però di non far capire che facciamo parte
della processione di curiosi che tutti i giorni si reca sul luogo
“incriminato”.
“Scusate ragazzi, mi sono
perso, sto cercando la cascina di un mio amico ma ci sono andato una volta sola
e non mi ricordo la strada, sono di Cuneo non sono pratico della zona, è vicino
a quel posto dove è successa quella cosa, mi ha detto che se chiedevo di quel
fatto tutti sapevano dove si trova, però non è che voglio proprio andare lì
neh…”
I
malcapitati ragazzi di campagna prima di essere travolti dal fiume in piena di
parole forniscono le indicazioni necessarie e fanno per andarsene, quando il
nostro eroe - avendo nel frattempo realizzato che il posto in cui ci troviamo è
l’ideale per appartarsi con “Maria Giovanna” - li apostrofa così: “Ragazzi,
avete una cartina?” e loro: “No, ma per andare lì non ne hai bisogno”.
E poi sono quelli di Cuneo i tonti?!?
Mi rendo conto di avere
divagato un po’ troppo e quindi chiudo parlando della guida dei romagnoli che
per non sbagliare seguono, anzi percorrono, la linea bianca di mezzeria; loro
dicono che lo fanno per non investire i ciclisti ma io non ci credo tanto.
Purtroppo non è uno scherzo: qualche anno fa vicino a casa dei miei nonni, lungo
la strada della Val Marecchia, una statale larga e dritta, è avvenuto uno
scontro frontale tra due motociclisti che evidentemente seguivano
entrambi la linea bianca. Da non credere, soprattutto se si pensa che il
motomondiale parla romagnolo… meno male che non c’è la striscia bianca in mezzo
alla pista!
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