29 settembre 2013

Se questo è pop (Sangue Di Vino)


The Head On The Door è ritenuto l’album della svolta pop dei Cure… ma certe definizioni in ambito musicale mi lasciano sempre un po’perplessa.
E’ vero, sono state accantonate le cupe sonorità e le tetre atmosfere che avevano caratterizzato i precedenti Faith e Pornography e l’ascolto può in un primo momento risultare anche spensierato, ma i temi “spessi” sono sempre lì.
Il disco si apre con la strofa Yesterday I got so old /I felt like I could die”, passa  attraverso gli universi  allucinogeni e allucinati di Kyoto Song e Close To Me per andare a concludersi con la meravigliosa Sinking, sul cui imponente giro di basso si insinua una frase come So I trick myself /Like everybody else”.
Scusate se è poco, potrei dire, e quindi rincaro la dose soffermandomi su The Blood. E’ noto che l’ispirazione  sia venuta a Robert Smith in seguito ad una sbronza di Lacryma Christi, e pazienza se il suddetto vino non è spagnolo bensì italiano (della zona del Vesuvio per la precisione), ma vogliamo rovinare tutta la poesia per un dettaglio? Questa canzone decisamente inconsueta segue infatti un filo logico: la chitarra flamenco, il video con la coppia di ballerini andalusi che danza tra crocifissi e immagini sacre, il ritornello che parla di “Sangue di Cristo che paralizza e annebbia gli occhi” (I am paralysed by the Blood of Christ / Though it clouds my eyes/I can never stop).
E siccome il flamenco ha la sua bella vena malinconica ecco la strofa iniziale Tell me who doesn't love /What can never come back /You can never forget how it used to feel” ... sia che si parli di un amore perduto o della giovinezza che sfugge, siamo ancora una volta su temi esistenziali decisamente poco vicini alla musica leggera.
Quindi, anche se su alcuni di questi pezzi abbiamo persino ballato, tutto ciò non si può definire pop.




The Cure - The Blood



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(link-fai-da-te by Mira Queen)

18 settembre 2013

Uomini che odiano le donne


Non è la recensione dell’omonimo libro qui si parla di moda, ma non prenderò in esame le grandi firme con gli abiti da sfilata che sono esempio di originalità e creatività alla portata di poche donne. Parlerò della moda di tutti i giorni, quella che massifica facendoci credere di poter scegliere ma l’unica scelta che propone è quella di conformarsi ogni anno ad un nuova tendenza,  scegliere se adeguarsi o continuare a indossare abiti vecchi.

Partendo dall’assunto che il “il fatto che vada di moda non significa che ti stia benedimostrerò che gli stilisti del pret-à-porter odiano le donne e quindi propongono capi che tendono ad abbruttire o mettere in ridicolo.

16 settembre 2013

Wish You Were Here e L'Olandese solitario


 Si scrive perchè è una necessità.
Questa sera ho ascoltato per ben due volte alla radio (stazioni diverse ovviamente) Wish You Were Here dei Pink Floyd ed è stato così insolito, sorprendente, da sembrarmi un segno e ora eccomi qua con l’urgenza di raccontare questo aneddoto.


La prima vacanza che feci insieme alla mia amica La Baronessa fu a Torremolinos (che quadretto… una regina, una baronessa e la tenda con il simbolo dell’anarchia). Il campeggio, che era anche l’unico della zona, era popolato da varia umanità con prevalenza di giovani e fusi ed era abbastanza facile fare amicizia anche con persone di altre nazionalità.

Di fronte alla nostra tenda era accampato un olandese di almeno una decina d’anni più grande di noi, solo e solitario, che non andava mai da nessuna parte e passava le giornate seduto davanti alla tenda a bere birra e ascoltare musica. Era cupo e in un certo modo affascinante e ovviamente non attaccammo mai bottone con lui, forse ci salutavamo a malapena; dalla nostra tenda osservavamo i suoi pochi spostamenti e facevamo congetture sul perché fosse sempre solo e pensieroso.

A parte quella volta che facemmo così tanto casino all’ora della siesta che la famiglia spagnola della roulotte accanto – invece di riempirci di mazzate come avremmo meritato – ci regalò della frutta per chiederci bonariamente di fare silenzio, in genere in campeggio stavamo abbastanza tranquille ad ascoltare musica e chiacchierare. Eravamo delle allegrone e il nostro repertorio musicale spaziava dalla classica “cassetta da lamette” ai Bauhaus, Cure, Smiths… e Pink Floyd.

E qui siamo al dunque. Una sera mentre La Baronessa ed io eravamo intente a preparare la cena, L'Olandese seduto davanti alla sua tenda beveva birra in contemplazione del vuoto e il nostro registratore diffondeva musica. Quando attaccò a suonare Wish You Were Here egli ebbe un impercettibile moto di turbamento, posò la bottiglia e passò dalla contemplazione ad un immobile rimuginare. Poi di scatto si alzò, salì in macchina e andò via. La cosa inizialmente ci fece anche un po’ sorridere perché fu come se il nostro aver inavvertitamente toccato un tasto dolente l’avesse smosso dal suo perdurante immobilismo.

Stette fuori la notte e tutta la giornata seguente e lo sentimmo rientrare in campeggio solo a notte fonda; il mattino successivo una fila impressionante di bottiglie vuote era allineata fuori dalla sua tenda e un paio di giorni dopo partì. Forse le sue vacanze erano finite, forse quella fatidica sera non aveva nemmeno sentito la nostra musica e si era improvvisamente ricordato di un impegno, noi però ci sentimmo a lungo in colpa per avergli suscitato chissà quali spiacevoli sentimenti.



Ho ascoltato tante volte quella canzone nel corso degli anni e a volte ho anche ricordato con un certo distacco quell’episodio, ma questa sera mi sono proprio chiesta: “chissà che fine ha fatto L’Olandese solitario?”


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(link-fai-da-te by Mira Queen)

7 settembre 2013

Il matrimonio dell'anno

Ci siamo quasi, a breve Audrey si sposerà e mi sembra quasi di scrivere un necrologio: “senza aspettare di avere trascorso quel minimo di 10/15 anni di convivenza, repentinamente dopo solo cinque anni, anche lei ha prematuramente ceduto alla tentazione di convolare a nozze”.

Avrete intuito che non sono una grande sostenitrice dell’istituzione del matrimonio - infatti convivo e per questo dico che dopo un po’ di anni insieme ci si rende conto che basta l’amore per stare bene con una persona - ma soprattutto non sopporto le cerimonie e le feste comandate.