Si scrive perchè è una necessità.
Questa sera ho ascoltato per ben
due volte alla radio (stazioni diverse ovviamente) Wish You Were Here dei
Pink Floyd ed è stato così insolito, sorprendente, da sembrarmi un segno e
ora eccomi qua con l’urgenza di raccontare questo aneddoto.
La prima vacanza che feci insieme
alla mia amica La Baronessa fu a Torremolinos (che quadretto… una regina, una
baronessa e la tenda con il simbolo dell’anarchia). Il campeggio, che era anche
l’unico della zona, era popolato da varia umanità con prevalenza di giovani e
fusi ed era abbastanza facile fare amicizia anche con persone di altre
nazionalità.
Di fronte alla nostra tenda era
accampato un olandese di almeno una decina d’anni più grande di noi, solo e
solitario, che non andava mai da nessuna parte e passava le giornate seduto
davanti alla tenda a bere birra e ascoltare musica. Era cupo e in un certo modo
affascinante e ovviamente non attaccammo mai bottone con lui, forse ci
salutavamo a malapena; dalla nostra tenda osservavamo i suoi pochi spostamenti
e facevamo congetture sul perché fosse sempre solo e pensieroso.
A parte quella volta che facemmo
così tanto casino all’ora della siesta che la famiglia spagnola della roulotte
accanto – invece di riempirci di mazzate come avremmo meritato – ci regalò
della frutta per chiederci bonariamente di fare silenzio, in genere in
campeggio stavamo abbastanza tranquille ad ascoltare musica e chiacchierare.
Eravamo delle allegrone e il nostro repertorio musicale spaziava dalla classica
“cassetta da lamette” ai Bauhaus, Cure, Smiths… e Pink Floyd.
E qui siamo al dunque. Una sera
mentre La Baronessa ed io eravamo intente a preparare la cena, L'Olandese
seduto davanti alla sua tenda beveva birra in contemplazione del vuoto e il
nostro registratore diffondeva musica. Quando attaccò a suonare Wish You Were
Here egli ebbe un impercettibile moto di turbamento, posò la bottiglia e
passò dalla contemplazione ad un immobile rimuginare. Poi di scatto si alzò, salì
in macchina e andò via. La cosa inizialmente ci fece anche un po’ sorridere
perché fu come se il nostro aver inavvertitamente toccato un tasto dolente
l’avesse smosso dal suo perdurante immobilismo.
Stette fuori la notte e tutta la
giornata seguente e lo sentimmo rientrare in campeggio solo a notte fonda; il
mattino successivo una fila impressionante di bottiglie vuote era allineata
fuori dalla sua tenda e un paio di giorni dopo partì. Forse le sue vacanze
erano finite, forse quella fatidica sera non aveva nemmeno sentito la nostra
musica e si era improvvisamente ricordato di un impegno, noi però ci sentimmo a
lungo in colpa per avergli suscitato chissà quali spiacevoli sentimenti.
Ho ascoltato tante volte quella
canzone nel corso degli anni e a volte ho anche ricordato con un certo distacco
quell’episodio, ma questa sera mi sono proprio chiesta: “chissà che fine ha
fatto L’Olandese solitario?”
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by Mira Queen)
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