A ben guardare qualcosa di buono
nel natale c’è: il panettone e il pandoro, che in altri periodi dell’anno non
si trovano. Sono ancora deliziata da un pandoro farcito con lo zabaione
fatto-in-casa che ho mangiato sabato sera e questo stato di estasi gastronomica
mi ha ricordato che ho una ricettina da condividere.
Prima però devo illustrare il
contesto in cui ebbe origine questo piatto che al giorno d’oggi si potrebbe
definire fusion.
Mio papà ha lavorato in fabbrica
per una vita cambiando diversi stabilimenti; la ricetta di cui voglio parlare
nasce nel periodo in cui si trovava in un reparto che fungeva da magazzino per
le spedizioni in cui non c’era la mensa – intesa come locale dove vengono
serviti pasti caldi – ma piuttosto un refettorio dove gli operai potevano
riscaldare le cibarie portate da casa (nei cosiddetti baracchini).
Si sa che il lavoro in fabbrica è
faticoso e spesso anche alienante, però tra i colleghi si era creato un certo
clima goliardico che rendeva meno pesante la giornata, quindi la pausa pranzo
era anche un momento di condivisione dei cibi e delle varie specialità
regionali.
Come tutte le grandi invenzioni
anche questa avvenne quasi per caso, anzi, forse più per gioco assemblando i
vari prodotti che erano a disposizione: il risultato fu così strepitoso da
essere riproposto nel pranzo collettivo di natale cui partecipavano anche le
impiegate e in questa occasione il piatto ebbe la definitiva consacrazione.
Purtroppo io non ho mai avuto il
privilegio di assaggiare questo manicaretto, ma grazie ai ricordi di mio papà
ho ricostruito la ricetta e prima ancora di provare a realizzarla la propongo
qui.
Prendete un panettone e tagliatelo orizzontalmente in maniera da ottenere diversi strati.
Bagnate ogni strato con della grappa, preferibilmente quella casalinga molto forte, eventualmente potete diluirla con dell’acqua.
Ora il pezzo forte: la salsina. Premetto che di questa non conosco l’esatta ricetta perché si tratta della specialità della moglie di un collega, il quale non ha mai rivelato il segreto di famiglia, ma visto che mio papà l’ha mangiata diverse volte siamo riusciti abbastanza a ricostruirla.
Si tratta di un intingolo di acciughe, ma non il classico bagnetto verde alla piemontese. E’ più una specie di patè macinato grossolanamente composto prevalentemente da acciughe sotto sale condite con tonno, pomodoro, prezzemolo, un po’ di aglio, peperone sott’olio in piccola dose e un’idea molto leggera di piccante. Secondo me una piccola dose di capperi non ci starebbe male.
La salsina va spalmata sulle fette di panettone precedentemente “alcolizzate”, quindi il panettone viene ricomposto e tagliato a fette verticali pronto per esser gustato.
E’ un panettone un po’
particolare, non è esattamente un dolce ed è quasi un antipasto, ma comprende
anche il “pussa caffè” (cioè il liquorino digestivo), insomma potremmo quasi
definirlo un piatto unico. Se pensate che sia una schifezza vi state sbagliando
di grosso, garantisco che è stato apprezzato da tutti - segretarie e capi
compresi – e fino a quando il reparto non è stato smantellato, il panettone con
le acciughe è stato il pezzo forte dei pranzi natalizi.
Siete giusto in tempo per
cimentarvi e se non siete proprio sicuri di riuscire a realizzare bene il
lavoro, potete fare una prova utilizzando solo mezzo panettone e il rimanente
potrete successivamente prepararlo seguendo la ricetta per recuperare gli avanzi che vi avevo
già dato e che trovate qui.
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Leggi anche:
Negozi fuori stagione
Ho fatto la pipì - 4^ puntata
(link-fai-da-te by Mira Queen)
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Non ci posso credere! Dopo un piatto così se non sei sazio e 'mbriaco puoi essere solo la Regina di Mirafiori!
RispondiElimina...oppure il padre della Regina di Mirafiori. Comunque devo prepararlo e poi te lo faccio assaggiare.
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