14 agosto 2014

I was happy in the haze of a drunken hour


 Da ragazzi spesso si beve solo per il gusto di esagerare, forse per mettersi alla prova o per vedere dove è il limite e se lo si può superare; io non sono stata certo da meno e in certi periodi non si contavano le serate in cui tornavo a casa “storta” accompagnata da amici altrettanto piegati (non c'era consapevolezza e nemmeno lo spauracchio della prova del palloncino) e al mattino la stanza girava ancora come la notte prima.
Adesso che sono anagraficamente adulta non sono certo diventata astemia ma sicuramente qualcosa è cambiato: ho forse imparato a reggere l'alcool oppure so riconoscere il mio limite e fermarmi prima di oltrepassarlo; probabilmente la casa dove vivo è più stabile e al mattino le pareti della camera non girano più.

Come suggerisce il titolo – che è l'incipit di una canzone degli Smiths - c'è chi dalle proprie sbronze ha saputo trarre ispirazione per farne scaturire qualcosa di artistico, sia in campo musicale sia in campo letterario (Baudelaire, Rimbaud, Bukowski, Welsh tanto per nominare i primi che mi vengono in mente). Poi ci sono io che non so suonare e forse non so nemmeno scrivere, che colleziono solo patetiche figure.
Le sbronze più clamorose risalgono tutte al passato ma anche in tempi relativamente recenti qualcosa di divertente c'è stato e vi racconto alcuni episodi in ordine sparso, quelli che ricordo, così come li ricordo omettendo i momenti di alcolismo molesto vissuti con Il Minotauro perchè le vicende che lo riguardano richiedono sempre capitoli a parte


Ubriacature (f)estive
  •   Festa di carnevale in un locale. Il barista si distrae e io e un amico trafughiamo dal bancone la prima bottiglietta che ci capita a tiro: Angostura, da usare a gocce per i cocktails. Lui assaggia, io trangugio. Più che una sbronza un avvelenamento, ancora oggi se leggo quel nome nell'elenco degli ingredienti rabbrividisco.
  •    Altra festa di carnevale in una cascina fuori città. Il Principe (non ancora in carica, ma forse in quell'occasione l'ho definitivamente conquistato) si accorge che ho ampiamente superato il limite e mi porta via quasi di peso; io agonizzo e mi lamento lungo tutta la strada del ritorno fino a quando, non potendone più, con un filo di voce chiedo “Quanto manca ancora? Fermati per favore, sto male e mi gira tutto”. Risposta: “Siamo FERMI sotto casa tua”.
  •   Capodanno all'Hiroshima Mon Amour. La serata era iniziata lì, ne sono certa, me lo ricordo benissimo... allora perchè ad un certo punto mi sono ritrovata in una galleria dipinta con i murales e i seggiolini del tram? 
  • Doctor Sax
      [ndr non era la metropolitana - che ancora non esisteva – ci eravamo evidentemente spostati in un altro locale che era arredato in quel modo. Ma questo lo realizzai tempo dopo, la prima volta che mi recai in quel locale da sobria]
 
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  •  Questo aneddoto non è legato ad una festa o ricorrenza, c'era in ballo una scommessa a cui avevo fatto da testimone e una bottiglia di Cointreau come posta in palio. Una sera d'estate ci recammo in un parco della collina torinese per “incassare e condividere la vincita”. Anche se non stavamo bevendo birra, dopo un po' la mia vescica iniziò a farsi sentire, ma invece di andare a cercare un angolo appartato dietro un cespuglio mi fissai con una chiesetta che secondo me doveva essere un bagno; ci volle un bel po' di tempo per convincermi che era una chiesa (chissà poi perchè c'era una chiesa in un parco) e ci volle ancora di più per convincermi che a quell'ora era chiusa e di sicuro non c'era il bagno. Poco persuasa andai dietro il fatidico cespuglio brontolando “allora il prete dove va a gabinetto?
  •    Un capodanno recente trascorso in casa. Per fare qualcosa di diverso abbiamo iniziato a guardare i canali satellitari per vedere le feste di capodanno nei vari Paesi a seconda del fuso orario e per sentirci più in sintonia abbiamo brindato con tutti. La prima bottiglia è stata stappata in concomitanza con il suggestivo capodanno russo in diretta dalla Piazza Rossa, abbiamo proseguito un'ora dopo con Grecia e Romania per arrivare al capodanno italiano già belli carichi e anche se eravamo solo in due sembrava che in casa ci fosse una marea di gente. L'ultimo brindisi si è consumato con i fuochi d'artificio in diretta da Madeira (Portogallo) poi finiti i canali, finite le bottiglie, solo i greci continuavano a cantare e ballare sui tavoli mi sono trascinata fino alla camera e sono crollata.
  •    Un pomeriggio tra natale e capodanno con un gruppo di amici, invece di giocare a tombola, abbiamo improvvisato la roulette alcoolica in cui ognuno puntava su un numero e vinceva chi si avvicinava di più a quello prescelto, il premio consisteva ovviamente nel bere un bicchiere (di whisky per i maschi, di vino per le ragazze). Il più fortunato si schiantò su di un divano e lì rimase credo fino a notte, io vinsi il tanto che bastava a rendere un'impresa difficile tornare a casa con il bus per l'ora di cena.
  •  Vacanza invernale in montagna sull'Appennino con Mio Cugggino e i suoi amici. La casa era priva di riscaldamento e il caminetto da solo non bastava, i primi due giorni soffrimmo parecchio il freddo, ma la notte di capodanno arrivarono altri amici con nuovi rifornimenti di grappa, quella casalinga fortissima che si beve in tutte le case contadine di Romagna. Mio Cugggino decise che era giunto il momento di inaugurare la grolla dell'amicizia che aveva comprato in Valle d'Aosta, la grappa atomica fece la sua parte e il freddo passò. Di lì a poco ero in giardino, in ciabatte (!) a fare la battaglia a palle di neve, con un amico in pigiama. Potenza della grappa.

Ubriacature spagnole (è una costante perchè si beve bene e costa poco, quindi si beve il doppio)
  •   Siviglia, all'uscita da un ristorante dove tutti avevamo esagerato con una sangria corretta gin, decidemmo di prendere un taxi per tornare al campeggio che si trovava dall'altra parte della città. L'alcool migliora la mia capacità di esprimermi in spagnolo e quindi fui designata a contrattare con un taxista – forse anche lui un po' alticcio – che moltiplicava il prezzo della corsa per il numero dei  passeggeri (sei) più il prezzo dell'autista che fa sette (e non fa una piega). Non ricordo quanto abbiamo pagato, di sicuro siamo saliti in sei (più l'autista) sul taxi e in qualche modo siamo arrivati al campeggio.
  •      La zona di Tarifa, Puerto de Santa Maria e dintorni, pullula di bar tapas e ristorantini informali che servono pesce fritto e vino di Jerez: buono, servito fresco va giù bene, sembra leggero e dissetante. Sembra, invece alla seconda caraffa inizia a picchiarti in testa come un randello e non ce la fai più ad alzarti da tavola; lo so che è così eppure tutte le volte cado nello stesso tranello e torno a casa barcollando. Un punto nel mio curriculum però è di aver gustato tutti gli assaggi a disposizione nel corso di una visita alle cantine mentre una coppia di inglesi (attempati, ma sempre inglesi) aveva dato forfait a metà giro; inoltre fu molto divertente uscire dal fresco ambiente delle cantine a mezzogiorno con il solleone e tutto quel vino in corpo!
  •   In qualunque città della Spagna quando ordini un cuba libre ti portano un bicchiere generosamente riempito di rum e la bottiglietta di cola a parte, così ti regoli come vuoi. A Salamanca trovammo un bar con i tavolini all'aperto che ci lasciò anche la bottiglia di rum. In quel caso fu il Principe a “sversarsi” e io dovetti ritrovare la strada per tornare in albergo perchè lui non era in grado. Niente di strano direte, tanto più che eravamo a piedi e il centro di Salamanca è piccolo, ma io sono una che si disorienta se prende la via di casa dall'angolo sbagliato! Forse bere migliora anche il mio senso dell'orientamento.

 



Credo possa bastare, di sicuro chi mi conosce di persona avrebbe da raccontare altri aneddoti sfuggiti più alla mia lucidità che alla mia memoria... ma preferisco non sapere; sono però certa che non mi sia mai capitata un'avventura come quella raccontata dal mio amico Papillon.



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Leggi anche:
Sangue Di Vino
Mio Cuggino
Panettone alle acciughe

(link-fai-da-te by Mira Queen)
 

4 commenti:

  1. Anonimo18/8/14

    Beh, mi tocca fare subito un comunicato di smentita, per chiarire che la protagonista del mio racconto non sei tu... ogni riferimento è puramente casuale!

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  2. Lo so benissmo che non sono io... credo di non essermi mai ubriacata fino a quel punto :-)

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  3. vecchia (si fa per dire...) spugna!

    ^_^

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  4. ti sei salvato in corner...
    sai che è estremamente sconveniente fare riferimento all'età di una regina

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