14 ottobre 2014

Gli italiani e le lingue straniere


Bisogna ammettere che noi italiani non siamo portati per parlare le lingue straniere, sarà perchè a scuola non le studiamo come si deve oppure per una predisposizione genetica, fatto sta che l'italiano-tipo quando va all'estero in vacanza non compie il minimo sforzo, sicuro che tutti lo capiscano (e mi chiedo su cosa si basi questa convinzione) e soprattutto che basti l'universale linguaggio dei gesti di cui è cultore ed artista.
Una mia prozia, emigrata in Francia in tempo di guerra (ho il dubbio se la prima o la seconda) quando andava a fare la spesa usciva dal negozio dicendo - in dialetto romagnolo - che se volevano farsi pagare dovevano imparare l'italiano. Potrebbe essere un caso limite, ma temo che le cose in fondo non siano cambiate molto: nonostante la scuola, i canali satellitari e internet i nostri connazionali all'estero riescono ad essere una fonte di spasso (e al contempo di imbarazzo).
  • Aeroporto de l'Havana, Cuba. Alla domanda dell'impiegata al banco del check in “ventana o pasillo?” due ragazzi rispondevano con pesante accento partenopeo “vicino o' vetro” e per rafforzare il concetto mimavano un cerchio dicendo “o' vetro, l'obblò”. Io in coda dietro di loro mi ridevo dentro e tacevo per non far trapelare che ero italiana e che avevo capito la domanda. (bastarda!)
  • All’imbarco del traghetto su un'isola greca una ragazza si ostina a chiedere informazioni in italiano all'impiegata che le parla in inglese... è evidente che l'una non capisca cosa dice l'altra. La ragazza italiana si gira verso di noi (ci eravamo traditi) e scocciata sbotta “ahò, continua a fà finta de nun capì!”
  • Nel corso di una vacanza, un mio ex - gaffeur poliglotta - riuscì a dire strafalcioni in due lingue diverse. Per raccontare a un tizio francese che era già stato in quel posto due anni prima disse “deux ans fa” che non vuol dire nulla ma suona come “due bambini”... e che quindi non aveva nessun senso in quella frase. [ndt: il y a deux ans] Su questo si potrebbe anche sorvolare, ma quando tentò di parlare spagnolo fu esilarante: lui, piemontese, si mise a parlare in pseudonapoletano ad un negoziante spagnolo che lo guardava con occhi sgranati non capendo che accidenti dicesse e perchè i suoi amici si stessero rotolando a terra dalle risate. (le testuali parole pronunciate furono: “chillo piatto là”)
  • Ristorante in Francia. Al tavolo accanto al mio l’italiano di turno dopo aver letto il menù ordina un’insalata “Nicosia” (intendendo cioè una salade niçoise), non ho visto cosa gli hanno servito, forse un’insalata... greca.
L’italiano-tipo in particolare ce l’ha sempre con i francesi che reputa essere i cugini snob e supponenti che fanno finta di non capirlo per fargli un dispetto; ovviamente non gli è mai passato per la mente che forse davvero non capiscono l’italiano, così come lui non parla il francese. 

Torre di Babele



Visto che non voglio fare la parte della saputella  racconto un mio episodio imbarazzante avvenuto in un aeroporto negli Stati Uniti. Come vi ho raccontato, per entrare negli USA si viene sottoposti a svariati ed estenuanti controlli di sicurezza e anche al check-in bisogna compilare tutta una serie di moduli e rispondere ad alcune domande apparentemente insensate. Quando l’impiegata mi chiese “did you pack yourself your luggage?” ( o qualcosa del genere) io intesi che volesse sapere se avessi "impacchettato" la valigia con quel cellophane che si trova in aeroporto e anche se non capivo bene perché le interessasse, risposi di no.
BIIIIP Risposta Errata!
L’impiegata visibilmente preoccupata ripeté un paio di volte la domanda poi, realizzando la mia buona fede, estrasse un librone con le domande per il controllo di sicurezza scritte in varie lingue, così finalmente intesi che voleva sapere se mi ero preparata io la valigia o se qualcun altro ci avesse messo le mani (introducendo ordigni a mia insaputa). Per un attimo fui tentata di rispondere che la mamma aveva smesso da un bel pezzo di prepararmi la borsa… ma poi pensai che i doganieri americani non sono noti per il loro senso dell’umorismo e risposi con un rassicurante e sorridente “certo!” e mi scusai ancora per aver frainteso la domanda.

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Viaggio in Borneo
(link-fai-da-te by Mira Queen)


1 commento:

  1. Grazie del tuo commento da me! La domanda viene spontanea... hai radici romagnole? Quindi capisci il dialetto? Beh se il titolo del tuo post è" gli italiani e le lingue straniere" si può dire che siamo in tema! Il dialetto per molti è una lingua straniera... spero non lo sia almeno per te. Il dialetto col quale son cresciuto io è quello cesenate. Tieni conto che qui ogni 10 km il dialetto cambia. Per quello esiste un dialetto ravennate diverso da quello forlivese diverso dal Santarcangiolese che a sua volta è diverso dal riminese... insomma un bel caos di parlate! Buona giornata e grazie della visita sulle "spiagge" del mio blog! Carlo.

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