Come ormai ben sapete la mia famiglia è originaria della
Romagna, terra in cui i paesi portano nomi di santi e gli abitanti si sforzano
di trovare nomi originali al limite dell’incredibile (qualche esempio di persone che ho
conosciuto: Zelfa, Zaira, Moris, Airon, Nives, Hermes...). Anche se a ragion veduta
quelli strani sono i romagnoli, a me colpisce invece l’usanza di apporre nomi ricorrenti che vengono passati di generazione in generazione; mi
sembra un’abitudine dai risvolti poco pratici, almeno a giudicare dai casi che
vado a elencare.
Nel mio condominio abitava una coppia di vecchietti
siciliani tanto adorabili quanto strambi, parlare di loro richiederebbe
numerosi capitoli ma qui mi soffermo sull’ onomastica: i loro erano forse nomi di
santi, ma così desueti e arcaici da sembrare quasi inventati. Lui si chiamava
Delfio – chissà, magari in onore di qualche antenato della Magna Grecia – molto
originale… almeno fino a quando nacquero i primi nipoti. Quel nome che non
avevo mai sentito in vita mia, nel corso di pochi anni divenne molto
inflazionato e più di una volta a casa loro mi capitò di sentir nominare i tre
Delfio della famiglia aggiungendo descrizioni fisiche per poter distinguere di
chi si stava parlando: Grande, Piccolo, Nonno, Biondo e così via…
Sempre in tema di cugini, una mia collega dal nome
tipicamente siciliano chiamata da tutti con un vezzeggiativo altrettanto
tipicamente siciliano, ha ben tre cugine con chiamate con stesso nome e nomignolo:
in famiglia è una confusione totale in cui non si capisce mai di chi si stia
parlando.
Ma questa dei nomi di famiglia non è prerogativa esclusiva dei
miei amici siciliani, anzi temo che la narrativa ne sia zeppa.
Di recente ho letto Cime
Tempestose di Emily Brontë,
un classico della letteratura inglese scritto nel 1847. La protagonista Catherine Earnshaw detta Cath ama Heathcliff Senza Cognome ma finisce per
sposare il benestante Edgar Linton
assumendo così il nome di Catherine
Linton. Catherine muore poche ore dopo avere dato alla luce una bambina, e il
padre come decide di chiamare la creatura? Ovviamente Catherine (detta Cathy), in memoria della madre.
Isabella Linton, sorella
di Edgar, sposa Heathcliff Senza Cognome diventando la signora Isabella Heathcliff poi, incinta di
pochi mesi, fugge dal marito e da sola mette al mondo un bambino che chiama Linton (come il suo cognome da nubile, mi sembra giusto).
Dopo circa sedici anni i due cugini, Catherine Linton e Linton
Heathcliff, si sposano e la giovane donna prende il nome di Catherine Heathcliff … fortunatamente i due non hanno figli altrimenti non
oso immaginare come li avrebbero chiamati. Nel finale del romanzo la giovane Catherine, rimasta vedova, è in procinto di sposarsi con un altro cugino: Hareton Earnshaw. E quindi, in conclusione, con il matrimonio diventerà omonima di sua madre: Catherine Earnshaw.
La mia confusione onomastica è stata aggravata anche dalla
struttura narrativa che inizia parlando della giovane Cathy (la figlia) per poi
ripercorrere gli eventi del passato partendo dall’infanzia della prima
Catherine (la madre). Ho dovuto corregge un paio di volte il mio schemino con
l’albero genealogico perché non riuscivo a venire a capo delle parentele tra i
vari personaggi (questi che ho nominato e gli altri che fortunatamente non
avevano omonimi ma erano comunque parenti).
Nonostante queste difficoltà è stata una lettura
coinvolgente e affascinante di cui mi riservo di parlare in maniera più seria e
approfondita.
Come degna conclusione di questo florilegio di omonimie
familiari come non menzionare Cent’anni
di Solitudine di Gabriel Garcia Marquez? Quando lo lessi, circa venti anni
fa, sapevo che si intrecciavano le storie di molti personaggi spesso omonimi e
appartenenti alla stessa famiglia e, per la prima volta, parallelamente alla
lettura iniziai a compilare una specie di albero genealogico arricchito da vari
appunti. Da allora ho acquisito l’abitudine di redigere degli schemi per tenere
al loro posto i personaggi dei libri appena le parentele o le relazioni si
complicano; devo dire che in quel primo caso la mappa mi fu di grande aiuto per
riuscire a districarmi ma adesso, a distanza di anni, solo a guardarla mi viene
il mal di mare.
Voi che ne dite?
PAGINA 1 |
PAGINA 2 |
Eccomi qui. Sono Terrona doc, nata e cresciuta in Puglia.
RispondiEliminaDalle mie parti, se non metti ai nascituri i nomi dei nonni, "li offendi" (ai nonni).
Per fortuna, però, i miei genitori erano molto moderni.
Difatti, io sono Claudia e mio fratello Emmanuel, nipoti di Domenico e Domenica (nonni paterni) e Cosimo e...... udite udite..... suspense..... LUCHINA (materni).
Ho una cugina che si chiama Luchina, infatti (porella).
Dalla parte di papà, invece, Domenico, Domenica, Domitilla, Dominga, Dominic, ecc ecc.
Mio figlio si chiama Lorenzo, come mio padre che non c'è più. Ma solo perché è sempre stato uno dei miei nomi maschili preferiti, altrimenti lo avremmo chiamato diversamente. Il rispetto per i propri genitori non si dimostra certo tramandando ai discendenti un nome spesso antico e pesante.
Comunque la tradizione era nobiliare, una volta, proprio come si evince dai libri che hai citato e da moltissimi altri esempi in letteratura.
Adesso è davvero rimasta solo al sud? Chissà. Anzi, spero proprio che si perda anche da queste parti...
Allora non sono l'unica "strana" che crea un albero genealogico dei personaggi dei romanzi! Io ho incominciato a farlo dopo aver letto l'Idiota di Dostoevskij, perchè lì per lo stesso personaggio usano:
RispondiElimina-nome
-soprannome
-"figlio di" (non saprei come tradurlo in italiano, ma usano una specifica desinenza dopo il nome del padre per indicare che quella persona è figlio del proprio padre) :D
Per quanto riguarda i nomi ereditati beh...capisco la confusione! Dal lato di mio padre, per un periodo, ci sono stati 3 persone con lo stesso nome e cognome (nonno e due nipoti), due giuseppe, un innumerevole quantitativo di Maria....solo quest'ultime, con la scusa che con il nome Maria si possono legare altri nomi, si riuscivano a distinguere durante le discussioni (una è stata chiamata Marialaura, un'altra Mariantonietta ecc) :D
Ma per gli altri casi, no comment!! Soprattutto quando il nome del nonno è oggettivamente brutto (tipo Delfio!)
Senza l'albero genealogico dei personaggi certi libri non si possono leggere. ;)
EliminaAnche qui al Sud c'è questa cosa di affibbiare ai nascituri nomi dei nonni/zii specie se defunti.
RispondiEliminaIo sono un caso di questo tipo, così come mia sorella e mio fratello.
Basta pensare che dopo anche alcuni altri cugini di vario grado portano il mio stesso nome.
Ahaha, quando parlavi di Cime Tempestose stavo per dire: e allora l'opera di Marquez? Ed ecco che poi l'hai affrontata... Mamma mia XD
RispondiEliminaComunque io mi chiamo come mio nonno, per dire. Ma almeno lui era Michele e io Miki :D
Moz-
Tutti mi confermate che questa abitudine è molto diffusa al Sud; Romagna a parte, anche qua in Piemonte capita che qualcuno affibbi nomi di famiglia, ma poca roba. Che poi non c'è niente di male nel dare ai nipoti i nomi dei nonni... basta non esagerare dando a TUTTI i nipoti lo stesso nome.
RispondiEliminaBuona idea quello dello schema! Vanes, altro nome che ho sentito solo qui in Romagna. Tanti anni fa facendo una supplenza in una zona di campagna mi capitò un'alunna di nome "Jamaika" (scritto esattamente così).
RispondiEliminaVanes e Devis... li avevo dimenticati.
EliminaIo mi divertivo con le genealogie del Signore degli Anelli...
RispondiEliminaNon oso immaginare come fossero i membri dell'ultima generazione di Cime Tempestose, con tutti quei matrimoni tra cugini...
Quello messo peggio di tutti è paradossalmente Linton Heathcliff (figlio del forestiero senza cognome) malaticcio sin da piccolo.
RispondiEliminaSebbene abbia da anni la tentazione non ho ancora letto il Signore degli Anelli... ma mai dire mai.