27 settembre 2012

Rubrica: Ho fatto la pipì - 5^ puntata



Da quanto tempo non vi deliziavo con questa interessantissima rubrica, vero?
Comunque, ecco gli abbondnti aggiornementi che ho preparato e soprattutto vi annuncio che trovato Il Bagno Perfetto e ne vedrete anche le foto!

Pub Sir Francis Drake in via Monginevro: un bagno davvero squallido con l’aggravante che la luce temporizzata si spegne troppo presto lasciandoti al buio sul più bello (…)

Pronto Soccorso degli Artisti in via Oristano: niente di particolare salvo l’acustica. No, non pensate male! Nel locale in questione ci sono sempre concerti live e dal bagno la musica si sente benissimo, quasi meglio che in sala.

Gorilla in centro a Chieri: un azzeccato mix di minimalismo e accessori antichi, da rimarcare lo specchietto rotondo a ingrandimento al lato dello specchio grande.

Inferno Cafè in piazza Nizza: locale in stile gotico e cesso in stile trasandato, la poca illuminazione oltre a fare ambiente camuffa la scarsa pulizia.

Ala in via Santa Giulia: trattoria d’altri tempi con cesso alla turca in cortile.Ti aspetteresti il peggio e invece è più che dignitoso: sanitari e piastrelle nuove, lavandino con acqua calda e un utilissimo adesivo con le istruzioni dettagliate per lavarsi bene le mani.

Kirkuk cafè in via Carlo Alberto: locale etnico e bagno in tema decorato con maioliche fantasiose e grazioso specchio con lampada annessa a formare una specie di altarino, purtroppo un po’ troppo basso.

Pub Dorian Gray in via Tunisi: il bagno è tutto abbellito con decoupages, arredi e decorazioni di genere floreale e primaverile; il tocco di puro genio è dato da un tappetino di erba sintetica sul davanzale della finestra. [luglio 2014: una novità che vale un aggiornamento, guardate qui]

E per chiudere in bellezza (davvero) ecco Il Bagno Perfetto che si trova al ristorante giapponese Kobe in via XX Settembre.
L’antibagno ha una grande porta a vetri scorrevole visibile dalla sala da pranzo, i rubinetti hanno una scanalatura in cui l’acqua scorre a vista e anche se sono metallici il sistema ricorda certe fontane in pietra che si vedono in montagna; insomma come sempre sono i piccoli particolari che fanno la differenza.
Purtroppo le foto dell’interno sono un po’ scure ma rendono abbastanza l’idea: le pareti sono dipinte di nero ma l’ambiente non è opprimente dato che è molto spazioso e illuminato sapientemente. I mobili e la cornice dello specchio sono di legno argentato e in fondo alla stanza c’è la sagoma in rilievo di una geisha che si riflette nello specchio, io la trovo fantastica!









17 settembre 2012

Negozi fuori stagione



Ci sono cose che davvero non riesco a capire nel mondo del commercio, ed è quindi una fortuna il fatto che io non abbia un negozio altrimenti credo che fallirei subito.

Il Giovane Holden si chiedeva dove vanno d’inverno le anatre quando il laghetto gela, io invece tutti gli anni d’estate mi pongo lo stesso interrogativo. “Ma perché le gelaterie chiudono per ferie in agosto?” Quando li vogliono vendere i gelati col freddo che fa a Torino, forse a gennaio?!?

E poi, nei negozi di abbigliamento perché c’è sempre il clima al contrario? Mi spiego meglio. Avete presente il freddo che fa in inverno e voi siete in giro con cappotto, sciarpa, guanti, cappello e quant’altro? Bene, entrate in un negozio e all’inizio sentite un piacevole calduccio che piano piano vi scongela, sbottonate il cappotto e sfilate la sciarpa, ma non basta perché dai bocchettoni continua ad uscire aria calda come nel deserto e il caldo diventa insopportabile; vi guardate intorno e vi rendete conto che le commesse sono in maglietta con le maniche corte mentre voi siete lì che grondate sudore sotto il vostro maglione a collo alto… e quando uscite vi si gela il sudore sulla schiena e vi prendete la bronchite.
In estate ovviamente avviene il contrario: caldo afoso che si suda a fare niente, madidi, entrate in un negozio e l’aria condizionata sparata a temperature polari vi brina la maglietta. Risultato: “squaraus” per i deboli di intestino, bronchite per tutti.
Forse però ho capito il perché di questa climatizzazione inversa rispetto alla stagione… non so se ci avete fatto caso, ma negli ultimi anni è stato sempre peggio. Le stagioni della moda anticipano e così ci troviamo a fine gennaio/inizio febbraio con ancora i saldi invernali in corso (e tempo per sfruttarli visto il clima) e le vetrine propongono già abbigliamento estivo, nemmeno primaverile tipo giacchette o maglie di cotone con maniche lunghe… nooo loro vendono top e gonnelline leggerissime!! D’altra parte ad agosto l’abbigliamento estivo è già relegato in qualche angolino e cappotti e stivali ammiccano dalle vetrine, quindi ecco spiegato il ruolo dell’aria condizionata che ti porta la temperatura del negozio a 12 gradi, così puoi provare il cappotto senza problemi.

A proposito di stivali. Sarà che questa inversione delle stagioni nei negozi provoca un po’ di confusione, ma non è comunque un buon motivo per indossare gli stivali d’estate col caldo. Questa moda prevalentemente italiana la trovo davvero insopportabile e non so se mi irrita di più la risposta “ma va di moda” (quindi va bene qualunque cagata la moda stabilisca, mi chiedo?) o la giustificazione “ma sono stivali estivi”. Minchia! Sempre stivali sono! Tengono il piede e la gamba chiusi e fanno sudare, non possono essere estivi!

Allora se basta che vada di moda per essere indossato, e se basta mettere l’etichetta di estivo o invernale su un capo per adattarlo alla stagione… ho deciso di inventare l’infradito invernale ricoperto di pile o di pelliccia, tanto per rendere chiaro il concetto che è invernale e non si deve usare per andare in spiaggia.
 Aspetto le vostre ordinazioni!


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Il Matrimonio dell'anno
Gattine e Porcelline 
Fritto misto di settembre
(link-fai-da-te by Mira Queen)

10 settembre 2012

La seconda settimana di scuola


Io appartengo a quella fortunata (o forse no) generazione le cui mamme facevano le casalinghe e non ho quindi avuto la necessità di essere “parcheggiata” all’asilo, tanto c’era la mamma a casa…
Il primo giorno di scuola è stato un avventurarmi verso un mondo sconosciuto, ma non ero preoccupata, anzi, ero piena di entusiasmo per questa novità e non capivo perché davanti al portone della scuola ci fossero bambini in lacrime che non si volevano staccare dalle loro mamme.
I piagnistei continuarono poi anche in classe, mentre io ero elettrizzata da tutte le novità che si prospettavano. La storia continuò in questo modo per alcuni giorni. All’inizio della seconda settimana gli animi si erano placati, tutti i capricci erano cessati, i miei compagni si erano abituati all’idea di lasciare la mamma per andare a scuola e nessuno piangeva più.
Intanto io in quella prima settimana avevo realizzato due cose fondamentali:
1) a scuola ci sarei dovuta andare OGNI GIORNO!!
2) avrei dovuto fare tutta una serie di cose – tipo scrivere in corsivo e in seguito anche imparare a fare i conti – anche se non ne avevo la minima intenzione
Fu una vera tragedia e iniziai una serie di pianti e sceneggiate degne di Mario Merola davanti al portone della scuola, lungo le scale e in classe… ma non ci fu verso… andai a scuola sino alla 5^ superiore.
Lo realizzo solo adesso, ma la sindrome da lunedì di cui soffro tuttora ha radici profonde, nasce da quella maledetta seconda settimana di scuola e non mi sono ancora abituata all’idea di dover andare a lavorare tutti i giorni e dover fare per forza cose di cui non mi importa nulla.
Per la cronaca, continua a non piacermi scrivere in corsivo e per quanto riguarda la matematica… bè… lasciamo perdere…



L’ultimo giorno di vacanza è un’enorme domenica sera.



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Figli della New Wave
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