Negli ultimi tempi ho letto diversi articoli che mi
hanno ricordato - sebbene non sia solita tenere il conto di simili celebrazioni
– la ricorrenza dei 25 anni dalla pubblicazione di Disintegration, un
album fondamentale nella carriera dei Cure nonché uno dei miei preferiti,
superato solo da Seventeen Seconds più che altro per ragioni affettive.
Robert Smith voleva comporre un album capolavoro, una sorta
di sua sinfonia prima di compiere i 30 anni di età ed era così risoluto che se
il gruppo non ne avesse condiviso gli intenti lo avrebbe realizzato da solo.
Alla luce dei fatti un capolavoro lo è e sono anche contenta che non abbia
significato la disintegrazione del gruppo ma sia stato invece un album
“orchestrale” dei Cure e
indipendentemente dal successo di vendite e dai giudizi della critica passati,
presenti e futuri questo è un album che ai fans piace... ed è ciò che
conta.
I momenti in cui prediligo l'ascolto sono alla sera oppure nei pomeriggi invernali; in ogni caso un’annotazione sulla custodia del disco ricorda che “this music has been mixed to be played loud, so turn it up” quindi alzo il volume, mi metto comoda e vi racconto un po' delle mie impressioni ed emozioni suscitate dalla musica che trovo molto intensa e coinvolgente
Il brano di apertura Plainsong annuncia
l'ambiente che caratterizzerà l’intero disco: il lunghissimo intro è a dir poco
sontuoso, le tastiere a tratti ricordano il suono di una cascata di cristalli
in caduta, dando così l’idea della frantumazione… poi la voce sussurrata inizia
a far vibrare le emozioni. Questa del canto sussurrato è caratteristica comune
ad altri brani dalla simile atmosfera drammatica e sembra che la voce provenga
da molto lontano quasi fossero cantati dentro di sé, come se l'intensità
emotiva prendesse alla gola e fosse doloroso alzare la voce.
If only I'd
thought of the right words
I could have held on to your heart
If only I'd thought of the right words
I wouldn't be breaking apart
All my pictures of you
I could have held on to your heart
If only I'd thought of the right words
I wouldn't be breaking apart
All my pictures of you
La prima parte dell'album contiene qualche canzone
per così dire “cantabile” tra cui le più famose Pictures of You, Lullaby e Lovesong,
quest'ultima è forse l’unica con un’atmosfera solare, rivolta al futuro - anche
se non estranea al tema conduttore dell’album – è una canzone diretta, semplice
eppure mai banale, ispirata da sentimenti veri e per questo così riuscita. E' cosa nota che RS l’abbia scritta espressamente per la moglie Mary
(sposata l’anno prima dell’uscita del disco) e spesso penso a come lei si debba
sentire felice ogni volta che la canzone passa alla radio. (I
will always love you la cosa più semplice da dire eppure anche la più
difficile)
Dopo questa dichiarazione d'amore si torna a
guardare indietro con Last Dance (sul vinile non c’era) pezzo dal testo
bellissimo e struggente che racconta di un vecchio amore ritrovato e riflette
sulla giovinezza sfuggita e l'innocenza perduta.
And
even if we drinkI don't think we could kiss
i n the way we did
when the woman
was only a girl
Lullaby è una filastrocca per non far
dormire chi come me soffre di aracnofobia e il video è sicuramente uno dei più
inquietanti che abbia visto… i soldatini ricoperti di ragnatele e il ragno
gigante…brr!!
And there is nothing I can do
When I realize with fright
That the spiderman is having me for dinner tonight!
When I realize with fright
That the spiderman is having me for dinner tonight!
Fascination street è un pezzo ritmato di grande
potenza che chiude degnamente il lato A... e con il disco in vinile ci si alza a girarlo e si cambia registro
perché la seconda parte è molto più introspettiva. Viene spontaneo chiudere gli
occhi e lasciarsi trasportare dalla musica che diventa sempre più come un moto
ondoso che porta al largo verso mari interiori inesplorati, verso l'abbandono
alle emozioni, alla disintegrazione della coscienza (forse è questo il
senso del titolo).
Questo tema viene introdotto da Prayers For Rain
i cui temporali trascinano al largo la barchetta dell'animo, il basso tuona
potente sulle tastiere e il cantato secco ed essenziale non ammettono repliche:
siamo in viaggio nell'ignoto e nel profondo... e dopo le preghiere, la pioggia
cade sul pezzo successivo: che colpo di genio iniziare il brano con i tuoni e
il rumore della pioggia che scroscia! The Same Deep Water As You è uno dei miei preferiti, lo definisco uno di quei pezzi “da
sdraiarsi per terra”, nel senso che ha una tale atmosfera ipnotica e magica che
l'unica cosa da fare è lasciarsi andare, lasciarsi cadere per terra e farsi
portare via dalla musica (come
successe al concerto che vidi a Bilbao nel 2012)
Disintegration ha un altro grande intro e il
sottofondo del rumore di vetri in frantumi mi da quasi l'impressione che siano stati presi a
martellate dalla batteria.
Songs about happiness murmured
in dreams
when we both of us knew
how the end always is
Anche Homesick sul vinile non c'era ed è una
piccola perla che mi sono persa per anni (fino a quando ho scaricato la
versione in mp3). L'intro è una canzone nella canzone, sa di autunno e di
passeggiate solitarie nel parco, la chitarra come una sferzata di vento freddo
sul viso. Immagino Robert Smith con le mani nelle tasche del cappotto, il bavero alzato,
che canta camminando e poi si volta e si allontana silenzioso nella bruma
mentre la musica continua.
Intanto il disco è quasi giunto alla fine e Untitled
riporta dolcemente verso la riva con la piccola sirena della nave che suona,
verso il risveglio, anche se per un po' si sente il bisogno di non accender le
luci e rimanere in silenzio ad assaporare le sensazioni.
Never quite said
what I wanted to say to you
Never quite managed the words to explain to you
Never quite knew how to make them believable
Never quite managed the words to explain to you
Never quite knew how to make them believable
And all
the time has gone
another time undone
NB Questo post l'ho scritto senza fare uso di
droghe, ma forse siamo di fronte ad un raro caso di assimilazione di sostanze
stupefacenti attraverso supporto elettromagnetico... chissà?
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