INTRODUZIONE
L’ultima
drammatica missione dell’astronauta e il suo commovente epilogo è
stata narrata qui da Papillon che avrebbe dovuto anche raccontarvi la prima tragicomica avventura. L’italo
americano Jack Leone non era certo un tipo fortunato e le avvisaglie
del suo destino si sarebbero potute scorgere sin dalla prima
spedizione solitaria: in quel frangente si verificarono infatti
accadimenti a dir poco bizzarri.
Ma visto che non l'ha fatto lui, vi racconto io questa storia, che potremmo chiamare l’antefatto (e non il prequel) tanto per fare un po’ come va di moda adesso al cinema.
Ma visto che non l'ha fatto lui, vi racconto io questa storia, che potremmo chiamare l’antefatto (e non il prequel) tanto per fare un po’ come va di moda adesso al cinema.
LA
STORIA
Guardando
dall’oblò il lontano pianeta blu, Jack ripensò alla
partenza di quel volo di collaudo della navicella spaziale di nuova
produzione, in quel momento si era sentito emozionato come un bambino
ed ora era felice ed appagato per aver realizzato il sogno per cui
aveva lavorato tanto duramente… così felice che sarebbe
rimasto volentieri nello spazio per sempre, ma la missione volgeva al
termine e bisognava invertire la rotta.
Controllò
la strumentazione di bordo ed iniziò la procedura per il
rientro alla base; i comandi però non rispondevano a dovere,
l’astronave era ingovernabile e anche la radio fuori uso, forse a
causa di una tempesta elettromagnetica. Ogni tentativo di riprendere
il controllo del mezzo fu vano e man mano che la navicella si
allontanava dalla rotta stabilita, vagando senza meta nell’oscurità,
l’uomo perdeva la sua forza d’animo. Che ne sarebbe stato di lui?
prima o poi sarebbero finite le riserve di cibo e di ossigeno…
In
preda alla rabbia sferrò un pugno sul pannello di controllo e
quel colpo, come spesso accade per gli elettrodomestici di scarsa
qualità, rimise in funzione la radio che però non
captava più il segnale della base NASA, ma solo un vociare,
dapprima indistinto, poi sempre più chiaro: quelle voci
parlavano italiano, la lingua dei suoi nonni, ed erano la sua ultima
speranza.
In
barba agli anni di addestramento chiese, forse perché l'aveva
sentito tante volte al cinema: "Houston,
mi sentite? Abbiamo un problema."
E
la voce, dal tipico accento siculo-torinese che noi di periferia
sappiamo ben riconoscere, rispose: "Comando
Carabinieri Falchera*,
parlasse."
"Minchia!"
esclamò, ricordandosi del nonno. Poi, con il poco italiano che
masticava, cercò di spiegare chi fosse e in quale situazione
si trovasse e pregò di mettersi in contatto con la base per
ricevere soccorso.
La
risposta del carabiniere, sempre con quell'accento, fu immediata e
lapidaria: "Si
calmasse, adesso veniamo a prenderti!"
L'astronauta
si sentì gelare perchè anche questa l'aveva sentita
dire al cinema e non presagiva niente di buono, intanto la voce si
allontanava dal microfono imprecando: "Cheppoi,
con tutti 'sti matti a piede libbero... laggende, cianno raggione, ad
ingazzarsi!"
La
comunicazione si interruppe e Jack ripiombò in preda allo
sconforto, trascorse lunghe ore di angoscia da solo e nel silenzio,
sospeso nel vuoto, smarrito
e avvilito, pensando di impazzire. Intanto la navicella, che non
seguiva più la rotta stabilita, in qualche modo si era
riavvicinata alla Terra e la radio ricominciava a captare delle
lontane voci… era solo il segnale di un’emittente musicale
satellitare ma portava almeno un po’ di speranza. O forse no.
La
musica ora si distingueva bene, quella canzone Jack la conosceva:
Space Oddity di David Bowie, un beffardo segno del destino.
Anche
lui, come il Maggiore Tom della canzone, galleggiava nel barattolo di
latta della navicella, lontano sopra il mondo e non c’era niente
che potesse fare per tornare indietro. Rassegnato a scomparire nel
buio, si avvicinò all’oblò per rivolgere uno sguardo
di addio alla Terra e un pensiero alla moglie – anche lei
astronauta - che non avrebbe più abbracciato. Era così
provato che pensò persino di avere le allucinazioni quando
vide che si stava avvicinando una
navicella identica alla sua con i colori della bandiera cinese. Dopo
qualche istante di esitazione si rese conto che non si trattava di
un’allucinazione: quella là fuori era davvero un’astronave
che in quel caos elettromagnetico aveva captato il disperato
messaggio e ora stava accorrendo in suo soccorso.
La
capsula cinese era la copia esatta di quella pilotata da Jack ma
aveva già superato tutti i collaudi, quindi gli
astronauti cinesi sapevano bene come procedere. Facendosi beffe del
collega americano esaminarono rapidamente l’impianto elettrico e
sostituirono alcuni componenti danneggiati con dei pezzi di ricambio
che avevano a bordo, quindi se ne andarono via continuando a ridacchiare
fra di loro. Deriso dai cinesi ma salvo, Jack poteva finalmente fare
ritorno alla base; impostò la rotta poi, spossato per tutta la
tensione accumulata, chiuse gli occhi per rilassarsi un po’.
L’avventura
volgeva al termine, ma il destino aveva ancora in serbo una sorpresa.
I
pezzi di ricambio installati dai cinesi erano – per così
dire – una taroccatura di quelli originali e non si rivelarono
perfettamente compatibili con il modulo americano; niente di grave,
invece di fare rientro nel deserto del Texas come previsto,
l’astronave atterrò in una località altrettanto
remota alla periferia nord di Torino.
I
Carabinieri del Comando Falchera, in stato di allerta dopo aver
ricevuto il messaggio di uno squilibrato sedicente astronauta, erano
lì ad accogliere Jack con tutti gli onori, come solo le forze
dell’ordine sanno fare: “Scendesse
dall'auto, patente e libbretto”.
Jack
fu condotto in caserma, multato per
occupazione indebita di spazio pubblico e procurato allarme e gli toccò trascorrere la notte in stato di fermo. Il giorno seguente i
carabinieri tornarono sul luogo dell'atterraggio per ulteriori
accertamenti, ma non rinvenendo più il corpo del reato...
ehm... la navicella, dovettero desistere dal redigere anche una multa
per guida di automezzo non omologato e rilasciarono lo
sfortunato cosmonauta che poté fare mestamente
ritorno in patria.
Dell’astronave
nessuno ebbe più notizie, ma si dice in giro che se vi servono
pezzi di ricambio particolari per truccare l'auto, c'è uno
sfasciacarrozze che fa al caso vostro.
David Bowie - Space Oddity
[*ndr Falchera non è un nome di invenzione, si tratta di un quartiere all’estrema periferia nord di Torino, praticamente agli antipodi di Mirafiori]
Leggi anche:
Cuneesi al volante
Risvegli
Il mio passaggio negli USA
(link-fai-da-te by Mira Queen)
Mi immagino le derisioni della moglie dopo queste disavventure... Poveraccio :D
RispondiEliminaallora leggi l'avventura finale in cui c'è anche la moglie (quella che ha scritto il mio amico Papillon)
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