5 marzo 2015

Il collaudo spaziale

INTRODUZIONE


L’ultima drammatica missione dell’astronauta e il suo commovente epilogo è stata narrata qui da Papillon che avrebbe dovuto anche raccontarvi la prima tragicomica avventura. L’italo americano Jack Leone non era certo un tipo fortunato e le avvisaglie del suo destino si sarebbero potute scorgere sin dalla prima spedizione solitaria: in quel frangente si verificarono infatti accadimenti a dir poco bizzarri.
Ma visto che non l'ha fatto lui,  vi racconto io questa storia, che potremmo chiamare l’antefatto (e non il prequel) tanto per fare un po’ come va di moda adesso al cinema.




LA STORIA
Guardando dall’oblò il lontano pianeta blu, Jack ripensò alla partenza di quel volo di collaudo della navicella spaziale di nuova produzione, in quel momento si era sentito emozionato come un bambino ed ora era felice ed appagato per aver realizzato il sogno per cui aveva lavorato tanto duramente… così felice che sarebbe rimasto volentieri nello spazio per sempre, ma la missione volgeva al termine e bisognava invertire la rotta.

Controllò la strumentazione di bordo ed iniziò la procedura per il rientro alla base; i comandi però non rispondevano a dovere, l’astronave era ingovernabile e anche la radio fuori uso, forse a causa di una tempesta elettromagnetica. Ogni tentativo di riprendere il controllo del mezzo fu vano e man mano che la navicella si allontanava dalla rotta stabilita, vagando senza meta nell’oscurità, l’uomo perdeva la sua forza d’animo. Che ne sarebbe stato di lui? prima o poi sarebbero finite le riserve di cibo e di ossigeno…

In preda alla rabbia sferrò un pugno sul pannello di controllo e quel colpo, come spesso accade per gli elettrodomestici di scarsa qualità, rimise in funzione la radio che però non captava più il segnale della base NASA, ma solo un vociare, dapprima indistinto, poi sempre più chiaro: quelle voci parlavano italiano, la lingua dei suoi nonni, ed erano la sua ultima speranza.
In barba agli anni di addestramento chiese, forse perché l'aveva sentito tante volte al cinema: "Houston, mi sentite? Abbiamo un problema."
E la voce, dal tipico accento siculo-torinese che noi di periferia sappiamo ben riconoscere, rispose: "Comando Carabinieri Falchera*, parlasse."
"Minchia!" esclamò, ricordandosi del nonno. Poi, con il poco italiano che masticava, cercò di spiegare chi fosse e in quale situazione si trovasse e pregò di mettersi in contatto con la base per ricevere soccorso.
La risposta del carabiniere, sempre con quell'accento, fu immediata e lapidaria: "Si calmasse, adesso veniamo a prenderti!"
L'astronauta si sentì gelare perchè anche questa l'aveva sentita dire al cinema e non presagiva niente di buono, intanto la voce si allontanava dal microfono imprecando: "Cheppoi, con tutti 'sti matti a piede libbero... laggende, cianno raggione, ad ingazzarsi!"

La comunicazione si interruppe e Jack ripiombò in preda allo sconforto, trascorse lunghe ore di angoscia da solo e nel silenzio, sospeso nel vuoto, smarrito e avvilito, pensando di impazzire. Intanto la navicella, che non seguiva più la rotta stabilita, in qualche modo si era riavvicinata alla Terra e la radio ricominciava a captare delle lontane voci… era solo il segnale di un’emittente musicale satellitare ma portava almeno un po’ di speranza. O forse no.
La musica ora si distingueva bene, quella canzone Jack la conosceva: Space Oddity di David Bowie, un beffardo segno del destino.
Anche lui, come il Maggiore Tom della canzone, galleggiava nel barattolo di latta della navicella, lontano sopra il mondo e non c’era niente che potesse fare per tornare indietro. Rassegnato a scomparire nel buio, si avvicinò all’oblò per rivolgere uno sguardo di addio alla Terra e un pensiero alla moglie – anche lei astronauta - che non avrebbe più abbracciato. Era così provato che pensò persino di avere le allucinazioni quando vide che si stava avvicinando una navicella identica alla sua con i colori della bandiera cinese. Dopo qualche istante di esitazione si rese conto che non si trattava di un’allucinazione: quella là fuori era davvero un’astronave che in quel caos elettromagnetico aveva captato il disperato messaggio e ora stava accorrendo in suo soccorso.

La capsula cinese era la copia esatta di quella pilotata da Jack ma aveva già superato tutti i collaudi, quindi gli astronauti cinesi sapevano bene come procedere. Facendosi beffe del collega americano esaminarono rapidamente l’impianto elettrico e sostituirono alcuni componenti danneggiati con dei pezzi di ricambio che avevano a bordo, quindi se ne andarono via continuando a ridacchiare fra di loro. Deriso dai cinesi ma salvo, Jack poteva finalmente fare ritorno alla base; impostò la rotta poi, spossato per tutta la tensione accumulata, chiuse gli occhi per rilassarsi un po’.

L’avventura volgeva al termine, ma il destino aveva ancora in serbo una sorpresa.
I pezzi di ricambio installati dai cinesi erano – per così dire – una taroccatura di quelli originali e non si rivelarono perfettamente compatibili con il modulo americano; niente di grave, invece di fare rientro nel deserto del Texas come previsto, l’astronave atterrò in una località altrettanto remota alla periferia nord di Torino.
I Carabinieri del Comando Falchera, in stato di allerta dopo aver ricevuto il messaggio di uno squilibrato sedicente astronauta, erano lì ad accogliere Jack con tutti gli onori, come solo le forze dell’ordine sanno fare: “Scendesse dall'auto, patente e libbretto”.
Jack fu condotto in caserma, multato per occupazione indebita di spazio pubblico e procurato allarme e gli toccò trascorrere la notte in stato di fermo. Il giorno seguente i carabinieri tornarono sul luogo dell'atterraggio per ulteriori accertamenti, ma non rinvenendo più il corpo del reato... ehm... la navicella, dovettero desistere dal redigere anche una multa per guida di automezzo non omologato e rilasciarono lo sfortunato cosmonauta che poté fare mestamente ritorno in patria.
 
Dell’astronave nessuno ebbe più notizie, ma si dice in giro che se vi servono pezzi di ricambio particolari per truccare l'auto, c'è uno sfasciacarrozze che fa al caso vostro.



David Bowie - Space Oddity






[*ndr Falchera non è un nome di invenzione, si tratta di un quartiere all’estrema periferia nord di Torino, praticamente agli antipodi di Mirafiori]



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Leggi anche:
Cuneesi al volante
Risvegli
Il mio passaggio negli USA
(link-fai-da-te by Mira Queen)

2 commenti:

  1. Mi immagino le derisioni della moglie dopo queste disavventure... Poveraccio :D

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    1. allora leggi l'avventura finale in cui c'è anche la moglie (quella che ha scritto il mio amico Papillon)

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