Piano piano i blogger che più mi piacevano smettono di scrivere, chiudono, cambiano indirizzo e anche io, per fare la mia parte, frequento poco i miei “vicini” e ancora meno scrivo.
Ho riflettuto su questo diffuso disamore per i blog e non mi sono data una vera risposta. Un po’ c’entrano le situazioni personali, i problemi e le incombenze della vita, le migrazioni verso altri social, le congiunzioni astrali… Sicuramente gioca il suo ruolo anche l’isolamento portato dalla pandemia che ha significato un cambiamento delle abitudini quotidiane, un ripiegarsi e richiudersi su sé stessi fino a far diventare poi uno sforzo uscire da quel bozzolo, rompere l’abitudine alla segregazione anche se in realtà l’isolamento non piace.
Riguardo al mio blog ho pensato diverse volte di scrivere il post di addio, ma non è nel mio stile: io sono piuttosto quella che scivola via in silenzio. E poi perché precludermi la possibilità di tornare a scrivere? Perché sancire definitivamente la mancanza di stimoli che invece può essere temporanea? Non chiudo, ma non so nemmeno se avrò abbastanza ispirazione per scrivere assiduamente; forse dovrei solo realizzare che il gioco è stato bello ma adesso è il momento di cambiare hobby.
E’ un post molto
confuso questo che sto scrivendo, me ne rendo conto, e so anche che dopo mesi
di silenzio sarei dovuta tornare con qualcosa di meglio. Mi rendo anche conto
di aver dato una piega un po’ troppo intima a questo scritto, ma è andata così.
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Leggi anche:
.Whish you were here e l'olandese solitario
(link-fai-da-te by Mira Queen)
Non so se ci sia disaffezione, anzi.
RispondiEliminaIo da mesi noto il contrario: la gente ha ancora voglia di leggere un blog... quindi fai bene a tenere la porta aperta :)
Moz-
Sono contenta di ciò che dici, tu sei molto attivo sul tuo blog e forse io ho una percezione diversa.
EliminaIn questi mesi ho frequentato poco i vicini di blog e non penso proprio che mi metterò a leggere gli arretrati e quindi ti chiedo... farai sempre il blogpanettone?
Comunque è bello che noi in un modo o nell'altro continuiamo a resistere, anche con i nostri tempi piu' lenti rispetto ad altri social. Il primo Vasco era veramente in gamba
RispondiEliminaA volte mi sento un po' come l'ultimo giapponese nella giungla, a continuare il blog: non lo legge nessuno. Ma bisogna far i conti con l'età che avanza, se non scrivessi sul blog non ricorderei cos'ho letto e cosa sto facendo.
EliminaAvevo scritto questo post un po’ di tempo fa e quando ho deciso di pubblicarlo mi ero già data la risposta: quello che conta è scrivere per il piacere di farlo, con i propri tempi e argomenti e se qualcuno legge e apprezza... tanto meglio, perché siamo qui per condividere con gli altri qualcosa di nostro.
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