24 dicembre 2014

La canzone del giorno

Coriandoli a Natale


Un brevissimo post, in questi giorni mi sembra appropriato ascoltare un brano di Gigi Restagno, musicista torinese prematuramente scomparso.
Forse molti di voi conoscono la versione  dei Subsonica, io vi propongo l'originale.




 






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20 dicembre 2014

Super Babbo


Quest’anno l'avvicinarsi del natale mi sta dando meno fastidio del solito (ne sono quasi preoccupata) e non vi propino la solita invettiva ma cerco invece di mettere un po’ di ordine nei miei pensieri a proposito della festa più comandata di tutte.

Tra storia e leggenda sappiamo che il culto solare romano del Sol Invictus celebrava il 25 dicembre il momento dell'anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d’inverno, festeggiando così la rinascita del sole. Non sappiamo invece con esattezza la vera data data di nascita di Gesù, comunque dopo circa 300 anni,  fu proclamato il festeggiamento della sua natività in sovrapposizione alla festa pagana del sole.
Il personaggio che oggi viene chiamato Babbo Natale o Santa Claus deriva invece da San Nicola che si festeggia il 6 dicembre. (Qui notizie sull'origine)  
Tempi moderni. Non mi è molto chiaro come San Nicola sia diventato Babbo Natale, ma malignamente posso ipotizzare che lo spostamento di data dal 6 al 25 dicembre vada motivato dal fatto che la 13^ mensilità viene pagata ai lavoratori solo a metà mese, quindi la consegna dei regali da parte di Babbo Nicola Natale sia stata accorpata alla festività più famosa per favorire i consumi e far girare l’economia.
Babbo Natale non è comunque un personaggio ideato dalla Cola Cola come si è soliti dire, anche se è innegabile che il marchio ne abbia legato a sé l’iconografia più di chiunque altro… e a proposito, l’avete osservato bene? Sembra un supereroe anziano e obeso, con quella divisa rossa così pacchiana e il ventre dilatato dall’assunzione della bevanda gassata di cui sopra. Se ne va in giro con una slitta trainata da renne volanti - che forse altro non è che una macchina sportiva taroccata alla stragrande - e con l’autoradio a tutto volume diffonde canzoncine natalizie; è talmente invadente che pur di entrare a curiosare in casa dei vicini si cala dal camino (e chissà cosa si “cala”) oppure si arrampica alle ringhiere dei balconi, rimanendovi a volte appeso sino all’estate.
Insomma, il nostro vecchietto è davvero un tamarro! E meno male che la sua residenza ufficiale è vicino al Polo Nord, perché se fosse originario di un paese mediterraneo si sarebbero scatenati tutti i luoghi comuni sui meridionali casinisti.
In conclusione. Stabilite voi se e cosa festeggiare il 25 dicembre, per quanto mi riguarda, tra rinascita del sole, santi, bambini, babbi, tredicesime e consumismo sono confusa più di prima. Meno male che arriverà la Befana a spazzare via tutto.


Babbo Natale in un momento di relax estivo

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2 dicembre 2014

Come porti i capelli bella bionda


Sto leggendo l’autobiografia di Rod Stewart, davvero divertente e magari prima o poi ne parlerò in maniera più dettagliata, ma al momento mi interessa soffermarmi su un argomento che viene trattato con la dovuta importanza: l’acconciatura dei capelli.
Dopo i primi capitoli della suddetta biografia, alcune pagine vengono dedicate alla
“Digressione. Dove il nostro eroe, senza lesinare dettagli, parla della sua chioma”
in cui il buon Rod si profonde in spiegazioni sulla creazione e sulla cura di quel taglio di capelli che è il suo marchio di fabbrica, sottolineando anche che da 45 anni porta la stessa acconciatura, così come la Regina (di Inghilterra ovviamente, non di Mirafiori).

 “Pensate che capelli come i miei siano frutto del caso? Proprio per niente. Bisogna lavorarci.”

27 novembre 2014

Toponomastica Torinese: un doveroso aggiornamento.


Tempo addietro vi avevo parlato delle stranezze della toponomastica torinese  menzionando tra l’altro il Rondò della Forca.
In questi giorni ho comprato una raccolta Disney con le ristampe di alcune storie pubblicate sui numeri di Topolino nel 1960 e sono rimasta molto colpita da una vignetta in cui Paperon De Paperoni, in procinto di far valere i propri diritti su alcuni terreni, nomina il Rondò della Forca indicandolo come piazza centrale di Chicago, Illinois. L’autore del testo di questo fumetto è Guido Martina, la cui biografia ci dice essere nato a Carmagnola, cittadina alle porte di Torino, per cui credo che il luogo cui si fa riferimento sia proprio quello che intendo io.



 
[Il Rondò della Forca si trova all'incrocio tra corso Regina Margherita, corso principe Eugenio e corso Valdocco. È un luogo tristemente noto, lo si intuisce dal nome, perché un tempo, fino al 1863 (probabilmente ad iniziare dal 1835), qui venivano eseguite le condanne a morte per pubblica impiccagione.
In quel periodo, l'attuale Rondò della Forca era un vasto slargo, che poteva quindi ospitare molti spettatori, circondato da grandi pini che rendevano l'ambiente sufficientemente buio e tetro. Tutt'intorno prati, fossi, pozze e poche case. Il luogo fu scelto perché relativamente vicino alle carceri che a quei tempi erano nella attuale via Corte d'Appello.
In realtà, il comune di Torino non ha mai assegnato questo nome al luogo. Il nome è stato tramandato per diritto di fama, ma il rondò di corso Regina Margherita rimane senza un nome ufficiale.]

 
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21 novembre 2014

Crisi di identità


C'è stato un momento nella mia vita in cui ho creduto di essere un uomo. Ma è meglio se vi spiego.

Nel corso di uno spettacolo, la simpatica Geppi Cucciari salutò con gioia e sollievo la fine della trasmissione Tutto il calcio minuto per minuto, additandola come tortura settimanale cui le donne sono state sottoposte per anni dagli uomini di famiglia.
Mentre lei proseguiva l'invettiva contro gli sport alla TV – il calcio in particolare – continuando a reputarli nemici giurati del pubblico femminile, pensavo che invece io seguo volentieri i programmi sportivi, e un po' mi dispiaceva che Tutto il calcio finisse a causa del fatto che non si giocano più le partite in contemporanea alla domenica pomeriggio, come quando da ragazzina ascoltavo la radio con mio padre.
Le mie divagazioni infantili venivano interrotte da musichette che riportavano la mia attenzione allo spettacolo. Stavano andando in onda le sigle di 90° minuto e Tutto il calcio e l'attrice sosteneva che il solo udire questi suoni avrebbe evocato sentimenti di terrore, ansia e disperazione in tutte le donne presenti; a me veniva da ridere perchè mi sembravano reazioni esagerate per delle trasmissioni che in fondo mi piacevano.
Poi la cosa si fece drammatica. Per dimostrare lo sgomento che una donna può provare nel sentire una musica che le richiama alla mente qualcosa di estremamente spiacevole da cui fuggire, fece ascoltare un brano che avrebbe dovuto sortire lo stesso effetto nei maschi: la marcia nunziale!
Fu in quel momento che sospettai di essere un uomo!

Ma tanto per peggiorare la situazione, ultimamente ho fatto una scoperta che mi ha disorientata ancora di più.
Avete presente quei siti internet dove per registrarsi o pubblicare un commento appare una stringa di verifica? I famigerati codici captcha accompagnati dalla non meno irritante didascalia “dimostra di non essere un computer”. Forse sono diventata astigmatica, comunque faccio una fatica terribile a leggere correttamente quelle letterine distorte che danzano esili tra asimmetrici ghirigori. Non li sopporto i codici captcha, non li capisco, non riesco a distinguere i caratteri e mi fanno incazzare; se posso li evito volentieri, ma a volte è necessario affrontarli per iscriversi a qualcosa di importante e quindi bisogna armarsi di pazienza (che non sempre basta). Una volta, su un sito particolarmente ostile ho dovuto rigenerare il codice ben cinque (dicesi 5 !) volte prima di riuscire a decifrarlo e potete ben immaginare tutta la mia frustrazione.
... così ho scoperto di essere un computer. Anzi, mi sa che sono Marvin, l'Androide Paranoico di Douglas Adams, visto che mi lamento sempre.
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10 novembre 2014

Il Ragno Ottavio


Vi parrà strano che il protagonista di questa storia sia un ragno vista la mia scarsa simpatia (per usare un eufemismo) nei confronti di quegli insetti, ma sono riuscita a trarne l’ispirazione per un racconto stile horror…

Il racconto
Pietro e Lele erano stati compagni di classe alle superiori in quel vecchio istituto dove gli insegnanti, meschini ed antiquati, erano costantemente bersagliati da scherzi e risate di scherno da parte dei ragazzi. Il vice preside era l’unico professore degno di rispetto, lui sapeva capire e stimolare gli studenti e parlava loro senza essere pedante o ridicolo perché era animato da sincero entusiasmo; Pietro lo adorava e lo considerava il faro illuminante della sua carriera scolastica, colui che lo aveva sempre sostenuto e guidato instillandogli la passione per il lavoro che ancora oggi svolgeva.

4 novembre 2014

Enjoy the silence


Quanto è importante eppure così spesso trascurato il valore del silenzio.
Il silenzio ambientale e soprattutto quello della mente è ristoratore, serve a guardarsi dentro ed entrare in contatto con se stessi, senza di esso non si riuscirebbe nemmeno a produrre nuovi pensieri.
Ci sono persone che evitano il silenzio come se avessero paura di trovarsi soli con il proprio io, temendo di essere inghiottiti dal vuoto interiore che riempiono con inutili parole… sinceramente mi sono rotta le palle di quelli che parlano solo per sentire il suono della propria voce, incapaci di ascoltare ciò che dicono gli altri.


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28 ottobre 2014

E-Book vs Libro Cartaceo



Non entro nel dettaglio di quale e-reader abbia scelto e perchè, ma dopo qualche mese di letture elettroniche è giunto il momento di fare un bilancio dei pregi e dei difetti del libro di carta e di quello digitale.


 PRO                                                CONTRO


E-Book I formati elettronici costano di meno e si riempie meno la libreria
Cartaceo Una biblioteca occupa spazio in casa e deve essere riordinata spesso se si acquistano tanti libri
C La bellezza di avere in casa una libreria da ammirare
C La polvere si accumula sui libri e sugli scaffali
EB Si può avere con sé un tomone senza averne il peso in borsa (e per me è giunto il momento di leggere Il Conte di Montecristo)
EB Si possono avere più libri a disposizione contemporaneamente, quindi è comodo in viaggio
C Un libro in borsetta pesa e per questo motivo bisogna scegliere accuratamente cosa portare da leggere in vacanza
EB L'e-reader con tecnologia e-ink (gli ultimi modelli, per intenderci) non affatica la vista perchè non è retroilluminato come un tablet e si può anche leggere al sole perchè non fa riflessi
EB Vocabolario e traduttore sono annessi al dispositivo
EB Ancora non si trova tutto, specialmente se si cercano titoli vecchi
C Il libro in quanto oggetto: la copertina colorata, l'odore della carta, la piacevolezza dello sfogliare le pagine, rileggere le sottolineature
C La facilità del sottolineare e scrivere appunti con la matita
EB Si può sottolineare e mettere delle note ma non c'è paragone con la semplicità e praticità della matita su carta
C Scorrere le pagine
EB E' poco pratico scorrere le pagine per rileggere un brano che non si era evidenziato oppure per andare avanti a vedere quanto manca alla fine del capitolo
C La carta non si impalla, non va in conflitto con il computer, non perde le sottolineature a meno che le cancelli con la gomma
EB Come tutti i dispositivi elettronici si inceppa (o si guasta) e necessita di continui aggiornamenti
C Non patisce troppo se lo lasci sulla spiaggia o se prende qualche schizzo d'acqua di mare
C Un libro vecchio si può sempre leggere
EB Tra qualche anno si riusciranno ancora a leggere i vecchi formati?



In conclusione: una forma di lettura è più fredda ma funzionale, l'altra emozionale ma a volte poco pratica a causa del peso e dell'ingombro. A seconda del tipo di libro che desidero leggere sceglierò tra formato cartaceo e elettronico, ma in linea di massima direi che "i libri da vivere" continuerò a leggerli in formato cartaceo per sottolinearli e sfogliarli mentre per la narrativa in genere il formato elettronico può andare benissimo.

Ciò che conta è tener sempre presente che con gli e-book – così come per la musica in formato mp3 – si corre il rischio di trasformare in oggetto di consumo ciò che invece dovrebbe essere semmai oggetto di culto.





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Tito di Gormenghast
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23 ottobre 2014

Poema della Pinta



La bandiera irlandese sull’insegna
Come un faro nella notte
Indica la via agli assetati.
Come un porto sicuro,
Il pub li accoglie
Con una pinta di birra.


Quando ho scattato la foto avevo già bevuto




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14 ottobre 2014

Gli italiani e le lingue straniere


Bisogna ammettere che noi italiani non siamo portati per parlare le lingue straniere, sarà perchè a scuola non le studiamo come si deve oppure per una predisposizione genetica, fatto sta che l'italiano-tipo quando va all'estero in vacanza non compie il minimo sforzo, sicuro che tutti lo capiscano (e mi chiedo su cosa si basi questa convinzione) e soprattutto che basti l'universale linguaggio dei gesti di cui è cultore ed artista.
Una mia prozia, emigrata in Francia in tempo di guerra (ho il dubbio se la prima o la seconda) quando andava a fare la spesa usciva dal negozio dicendo - in dialetto romagnolo - che se volevano farsi pagare dovevano imparare l'italiano. Potrebbe essere un caso limite, ma temo che le cose in fondo non siano cambiate molto: nonostante la scuola, i canali satellitari e internet i nostri connazionali all'estero riescono ad essere una fonte di spasso (e al contempo di imbarazzo).
  • Aeroporto de l'Havana, Cuba. Alla domanda dell'impiegata al banco del check in “ventana o pasillo?” due ragazzi rispondevano con pesante accento partenopeo “vicino o' vetro” e per rafforzare il concetto mimavano un cerchio dicendo “o' vetro, l'obblò”. Io in coda dietro di loro mi ridevo dentro e tacevo per non far trapelare che ero italiana e che avevo capito la domanda. (bastarda!)
  • All’imbarco del traghetto su un'isola greca una ragazza si ostina a chiedere informazioni in italiano all'impiegata che le parla in inglese... è evidente che l'una non capisca cosa dice l'altra. La ragazza italiana si gira verso di noi (ci eravamo traditi) e scocciata sbotta “ahò, continua a fà finta de nun capì!”
  • Nel corso di una vacanza, un mio ex - gaffeur poliglotta - riuscì a dire strafalcioni in due lingue diverse. Per raccontare a un tizio francese che era già stato in quel posto due anni prima disse “deux ans fa” che non vuol dire nulla ma suona come “due bambini”... e che quindi non aveva nessun senso in quella frase. [ndt: il y a deux ans] Su questo si potrebbe anche sorvolare, ma quando tentò di parlare spagnolo fu esilarante: lui, piemontese, si mise a parlare in pseudonapoletano ad un negoziante spagnolo che lo guardava con occhi sgranati non capendo che accidenti dicesse e perchè i suoi amici si stessero rotolando a terra dalle risate. (le testuali parole pronunciate furono: “chillo piatto là”)
  • Ristorante in Francia. Al tavolo accanto al mio l’italiano di turno dopo aver letto il menù ordina un’insalata “Nicosia” (intendendo cioè una salade niçoise), non ho visto cosa gli hanno servito, forse un’insalata... greca.
L’italiano-tipo in particolare ce l’ha sempre con i francesi che reputa essere i cugini snob e supponenti che fanno finta di non capirlo per fargli un dispetto; ovviamente non gli è mai passato per la mente che forse davvero non capiscono l’italiano, così come lui non parla il francese. 

Torre di Babele



Visto che non voglio fare la parte della saputella  racconto un mio episodio imbarazzante avvenuto in un aeroporto negli Stati Uniti. Come vi ho raccontato, per entrare negli USA si viene sottoposti a svariati ed estenuanti controlli di sicurezza e anche al check-in bisogna compilare tutta una serie di moduli e rispondere ad alcune domande apparentemente insensate. Quando l’impiegata mi chiese “did you pack yourself your luggage?” ( o qualcosa del genere) io intesi che volesse sapere se avessi "impacchettato" la valigia con quel cellophane che si trova in aeroporto e anche se non capivo bene perché le interessasse, risposi di no.
BIIIIP Risposta Errata!
L’impiegata visibilmente preoccupata ripeté un paio di volte la domanda poi, realizzando la mia buona fede, estrasse un librone con le domande per il controllo di sicurezza scritte in varie lingue, così finalmente intesi che voleva sapere se mi ero preparata io la valigia o se qualcun altro ci avesse messo le mani (introducendo ordigni a mia insaputa). Per un attimo fui tentata di rispondere che la mamma aveva smesso da un bel pezzo di prepararmi la borsa… ma poi pensai che i doganieri americani non sono noti per il loro senso dell’umorismo e risposi con un rassicurante e sorridente “certo!” e mi scusai ancora per aver frainteso la domanda.

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Sconsigli di viaggio
Cuneesi al volante
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5 ottobre 2014

Cose che (non) amo dell'autunno

L'autunno a Torino è quel breve lasso di tempo che intercorre tra i sandali e gli stivali che nelle annate migliori va da metà settembre a fine ottobre.
Riprendendo quanto scritto a proposito dell'estate ho cercato di elaborare un elenco di ciò che mi piace di questa breve stagione, ma mi rendo conto che il risultato non è lo stesso.

30 settembre 2014

Le origini della Rubrica "Ho fatto la pipì"


L'antefatto risale alla vacanza a Torremolinos tanti anni or sono quando La Baronessa ed io ci eravamo sistemate nell'unico campeggio della zona i cui bagni, oltre ad essere sempre affollati, versavano anche in condizioni pietose. Alla sera ci recavamo in paese in un bar che prediligevamo per due caratteristiche: il caffè buono e un bagno ampio e pulito, confortevole, talmente bello e comodo che avevamo denominato La Reggia.
Dopo tante "sedute" e tanti commenti di apprezzamento, evidentemente l'abitudine di prestare attenzione a certi dettagli si è consolidata sino a gettare le basi della mia attuale rubrica di recensioni. Va anche aggiunto che in Spagna c'è sempre qualcosa di strano nei bagni: luci temporizzate male, rubinetti a fotocellula intermittente, microlavandini sacrificati in angoli remoti e soprattutto le insegne per indicare il bagno delle donne o degli uomini .
Nel corso di un recente breve soggiorno ho rilevato:
-         monete “d'oro” raffiguranti il sosia di Giulio Cesare e una matrona romana;
-         disegni stilizzati di slip con patta e mutandine dai bordi di pizzo
-         etichette adesive M e H
e converrete con me che tutto ciò è a dir poco bizzarro.

Con tutte queste premesse mancava solo un piccolo passo per arrivare alla rubrica e l‘ispirazione mi fu fornita dal mio amico Er Dip, noto per divertirsi a storpiare i nomi al punto di trasformarli in qualcosa di nuovo. Quando ci si deve trovare da qualche parte non è mai utile fornirgli indicazioni come nome sull’insegna o indirizzo e - in mancanza di un soprannome “ufficiale” – io e lui i locali li abbiamo sempre identificati con una descrizione del bagno. (sì, lo so, siamo strambi, ma ha sempre funzionato)
Non nascondo che sulle prime puntate ho quasi vissuto di rendita recuperando alla memoria le descrizioni dei locali abitualmente frequantati, poi è diventato un impegno serio, quasi una missione.


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La prima puntata della rubrica
Edizione spagnola della rubrica
Toponomastica torinese
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25 settembre 2014

Il mio passaggio negli USA


Varcare la frontiera degli Stati Uniti è sempre un’esperienza dall’atmosfera surreale, quasi mistica, che avvicina alla comprensione del concetto di eternità. Eternità è infatti il lasso di tempo che si impiega ad espletare le formalità burocratiche di immigrazione e dogana, anche se si è solo in transito in aeroporto diretti verso un altro Paese.
La burocrazia inizia ancora prima di partire con la richiesta (e relativo pagamento) di un'autorizzazione "semplificata" rispetto al visto vero e proprio. Il modulo è generosamente offerto in varie lingue tra cui l’italiano.

23 settembre 2014

Fritto Misto di Settembre


Rieccomi qua dopo un periodo di vacanza in cui non ho scritto niente ma ho pensato molto… e il fatto che non sempre fossero pensieri rivolti a temi elevati non è fondamentale.
Quella che vi propongo nonostante il titolo non è una delle mie solite ricette bensì una raccolta di aforismi, pensieri e cazzate alla rinfusa… un bel fritto misto appunto.



Sto cercando il senso della vita, ma su Google non si trova.

 Immergersi in mare, anche solo bagnarsi i piedi, trasporta verso una gioia primordiale.
 

 In taluni negozi di abbigliamento l’unica cosa bella che si incontra è lo specchio.
 

Chi misura tutto in termini di denaro in realtà non vale nulla.

Corollario: se ci fossero più filosofi e meno economisti il mondo sarebbe decisamente migliore.
 
Innumerevoli sono gli spettacoli e i piccoli piaceri che la natura ci offre gratuitamente: il moto delle onde, il tepore del sole, il vento tra le fronde degli alberi, la magia di un cielo stellato… basta saper osservare. Ci si rende conto di essere piccoli e si impara ad avere rispetto per il pianeta che ci ospita.
 
 Gli italiani sono generalmente propensi ad esser sudditi più che cittadini e tendono a scegliere come sovrano chi urla più forte.
 

 Prendi un cretino, mettigli addosso un qualsiasi distintivo (fosse anche la tessera del supermercato) e fagli credere di avere qualche autorità: avrai creato una perfetta arma letale.
 
 Al giorno d’oggi qualunque idiota ha un blog, chi sono io per essere da meno?

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14 agosto 2014

I was happy in the haze of a drunken hour


 Da ragazzi spesso si beve solo per il gusto di esagerare, forse per mettersi alla prova o per vedere dove è il limite e se lo si può superare; io non sono stata certo da meno e in certi periodi non si contavano le serate in cui tornavo a casa “storta” accompagnata da amici altrettanto piegati (non c'era consapevolezza e nemmeno lo spauracchio della prova del palloncino) e al mattino la stanza girava ancora come la notte prima.
Adesso che sono anagraficamente adulta non sono certo diventata astemia ma sicuramente qualcosa è cambiato: ho forse imparato a reggere l'alcool oppure so riconoscere il mio limite e fermarmi prima di oltrepassarlo; probabilmente la casa dove vivo è più stabile e al mattino le pareti della camera non girano più.

Come suggerisce il titolo – che è l'incipit di una canzone degli Smiths - c'è chi dalle proprie sbronze ha saputo trarre ispirazione per farne scaturire qualcosa di artistico, sia in campo musicale sia in campo letterario (Baudelaire, Rimbaud, Bukowski, Welsh tanto per nominare i primi che mi vengono in mente). Poi ci sono io che non so suonare e forse non so nemmeno scrivere, che colleziono solo patetiche figure.
Le sbronze più clamorose risalgono tutte al passato ma anche in tempi relativamente recenti qualcosa di divertente c'è stato e vi racconto alcuni episodi in ordine sparso, quelli che ricordo, così come li ricordo omettendo i momenti di alcolismo molesto vissuti con Il Minotauro perchè le vicende che lo riguardano richiedono sempre capitoli a parte

6 agosto 2014

Gattine e porcelline

Niente di sexy, ma adesso che ho catturato la vostra attenzione posso rivelare che parlerò di due noti personaggi dei cartoni animati, o meglio, del merchandising a loro legato.
Sono arrivata ad odiare Hello Kitty senza aver mai visto un suo cartone o fumetto, solo per la sua irritante presenza sui più disparati oggetti di consumo. Non venitemi a dire che si tratta di giocattoli per bambine perchè non è così, le bambine non comprano e nemmeno desiderano farsi comprare borsette, piatti e padelle, complementi d'arredo e salvaslip. Sì, salvaslip! La famigerata appare anche sulle confezioni (e spero solo lì) di questi prodotti destinati ad un pubblico che se non è adulto ha almeno superato l'infanzia e vi risparmio le mie considerazioni sulla salute mentale delle donne che acquistano prodotti del genere...

Comunque, anche se adesso si trova raffigurata ovunque, Hello Kitty è un personaggio in voga da diversi anni ed è venuta fuori poco alla volta, insomma si è fatta la sua bella gavetta ed è giunta dove è ora a piccole zampate. Ora però sugli scaffali dei supermercati c'è una nuova agguerrita antagonista che di recente ha avuto un'esplosione di popolarità che l'ha portata a contendersi la piazza con la gattina dagli occhi a mandorla e in poco tempo l'ha eguagliata in presenze e conseguente (mia) antipatia: Peppa Pig.

Temo che questo proliferare di gattine e porcelline sia destinato ad aumentare, la mia unica speranza è che prima o poi arrivi la stagione della preparazione di prosciutti e salami e che almeno la maialina la vedremo solo sul banco del salumiere. Ma che fare dell'altra? Si sa che i gatti ritrovano sempre la strada di casa...


E' entrata anche in politica?


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31 luglio 2014

Quando eravamo tamarri


Le anime dei Depeche Mode sono Martin Gore e David Gahan e mi spiace per gli altri musicisti che ne hanno fatto parte, ma è così. Personaggi diversi e complementari, introverso ed esistenzialista l'uno quanto esuberante animale da palco l'altro, le loro voci ben si alternano e mescolano nelle canzoni, entrambi sono amati dal pubblico e forse il segreto del successo del gruppo sta proprio in questo dualismo.
In passato sono stata una grande fan dei Depeche Mode (qui un simpatico aneddoto ) e il concerto al Palasport di Torino fu uno dei più divertenti e coinvolgenti che mi capitò di vedere, ma gli ultimi album mi hanno lasciata davvero un po' perplessa. Sebbene in ognuno di essi vi siano pezzi notevoli, a partire da Exciter mi sembra siano diventati via via più pretenziosi, forse troppo elaborati e privi di quella spontaneità che mi aveva appassionato. Il disco che più mi ha delusa è Sounds of the Universe dove, a parte la stupenda Wrong, non c'è nulla che mi piaccia sul serio e il secondo cd dell'edizione deluxe che mi ha fatto ascoltare un amico, è davvero terribile; fortunatamente con Delta Machine le sonorità sono tornate un po' più vicine ai Depeche Mode che mi piacevano (c’è persino un blues!).
Il senso del titolo di questo post - che ho preso a prestito da una rubrica di Tury Megazeppa, tamarrissimo dj torinese – è che da buona Regina di Mirafiori preferivo i Depeche Mode quando erano un po' più tamarri e la loro musica faceva ballare seppur mantenendo un certo spessore nei testi: per me un binomio perfetto.
Il video di It's no good è un ottimo esempio dell'epoca tamarra e mi ha dato lo spunto per scrivere queste righe: osservate David Gahan con un abbigliamento a metà strada tra un arricchito russo di ultima generazione e una caricatura di Elvis, che ammicca e fa il ‘gadano’
[ndr: Il gadano in piemontese è lo sfaccendato che bighellona in giro senza aver voglia di far niente e che importuna le ragazze, un tipo sbruffoncello e un po' montato. Onde l'espressione piemontese "ma fà nen al gadàn", cioè "non tirartela più di tanto..." ]







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YES I DO THINK YOU'RE SEXY
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8 luglio 2014

Rubrica: Ho fatto la pipì 9^ puntata


Nonostante anni di accanita frequentazione non ho mai recensito il bagno della Trattoria San Domenico e sapete il motivo? Perché sono sempre distratta dall’acquolina prodotta dalle specialità ittico marinare proposte e non mi concentro a sufficienza sul bagno, per cui se vi interessa andate voi a fare la recensione; io vi parlo di altri locali che ho visitato.


Circolo Santa Giulia nella omonima piazza: localino alternativo - antiquato dal cui bagno ti aspetteresti il peggio, invece è abbastanza decoroso e sorprendentemente trovi acqua calda, asciugamani di carta e specchio a figura intera.



The Closer a San Salvario: moderno ed essenziale, l’ambiente scuro non ha come scopo camuffare lo sporco. Un’occasione sprecata la bella nicchia nel muro usata per appoggiare un deodorante.



Pub Shamrock Inn in corso Vittorio (toponomastica confidenziale): se lo liquido con un lapidario “fa schifo” vi basta o preferite andare a verificare di persona? Oltre al fatto che cade tutto a pezzi, se era in quelle condizioni di sporcizia ad inizio serata non oso immaginare a notte fonda…



Pizzeria Da Gigi in via Salbertrand: il bagno è nel cortile e quindi pensi di trovare il solito micro cesso alla turca e… bè, sì la turca c’è, ma la cosa simpatica è che il tutto si trova in una veranda abbastanza spaziosa (immagino figlia degli abusivismi degli anni ’70) che funge da antibagno con tanto di lavandino, specchio, belle piastrelle blu e pulizia che non guasta.



Pizzeria Coven in corso unione Sovietica: spazioso e pulito, pareti tinteggiate a colori vivaci arricchite con mosaici. Bello e allegro!



Derry Pub a San Mauro Torinese: i tristi presagi evocati dalla porticina di accesso sono nulla in confronto alla realtà. Uno sgabuzzino con cesso alla turca e soffitto così basso che quasi si tocca con la testa. Claustrofobico!



Pub Oscar Wilde in piazza Moncenisio: considerato il locale mi aspettavo una schifezza totale, invece tutto sommato, ho visto anche di peggio.



Oscar Wilde mi rammenta che devo dare un aggiornamento relativo alla Birreria Dorian Gray: sulla porta del già recensito bagno è apparsa da qualche tempo questa insegna. Vogliono forse significarmi che io, in quanto Regina, dovrei farla altrove?















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APPELLO PER SALVARE IL PIANETA
SCRITTE SUI MURI
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28 giugno 2014

Librai tristi e Lettrici malinconiche


Ho letto un post molto carino intitolato "Cose che i librai tristi amano dell'estate" che mi ha fornito l'ispirazione per scrivere un mio elenco che potrei chiamare "Cosa piace dell'estate alla lettrice malinconica".

Ovviamente il mio primo pensiero associato all'estate sarebbe quello delle vacanze, ma in questo caso il mio intento è di menzionare piccole cose relative alla quotidianità, come ad esempio:


- indossare i sandali, e più in generale non doversi avviluppare in sciarpe, cappotti, guanti e cappelli...
- stare sul balcone dopo cena e osservare il passaggio di rondini, gabbiani e libellule (sì, a Torino!)
- camminare in casa a piedi nudi
- il cielo carico di temporali in lontananza
- fumare una sigaretta sul balcone osservando il crepuscolo
- il crepuscolo, che arriva a sera inoltrata
- andare in piazza Vittorio e pensare che sembra di essere in vacanza
- i locali con i tavolini all'aperto
- i mezzi pubblici non affollati (solo ad agosto, però)

Cosa c'entra tuto ciò con la lettura? Niente, perchè leggere non ha stagioni e mi piace sempre... però dovevo trovare un aggancio con il LibraioTriste.


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(link-fai-da-te  by Mira Queen)